domenica 30 dicembre 2012

Come 25 anni fa


Come venticinque anni fa sono stata ammalata in questa casa

Come allora ho rantolato girandomi e rigirandomi nel letto,

ho visto mostri nel silenzio di queste pareti alte

Sono venuti a trovarmi in una processione mesta e silenziosa ad uno ad uno i miei familiari

Come allora il bagno vicino alla mia stanza è stato conforto della mia anima,

Mi sono rifiutata di fare la puntura,

ma come allora alla fine ho ceduto la mia pregiata chiappa alla mano esperta di mia madre,

Ho stretto i denti mentre il liquido entrava,

ma tutto sommato me la sono cavata con onore.

Tutto come venticinque anni fa,

tranne il fatto che la malata in questione non ha ricevuto alcun regalo di consolazione.

Il brutto di diventar grandi!

venerdì 28 dicembre 2012

Non a tutto c'è una spiegazione

Bussola scrive dalla terra baciata dal sole, nella famiglia baciata dall’influenza.

Suo padre oramai da un paio di giorni ha preso residenza nel letto,

al prossimo scatta la tassa per l’IMU per tale occupazione,

Sua madre, col viso da fantasma, è accasciata come uno straccio davanti al caminetto

dice che sta bene, due minuti e si rimette in piedi, ma poi si gira dall’altra parte e sonnecchia.

Sua sorella, resiste ancora, ma la voce si sta trasformando lentamente e pericolosamente,

in quella di un soggetto non appartenente a questa galassia.

Bussola e Fab mai avrebbero immaginato di doversi trovare a schivare tosse, starnuti e fazzoletti

in questa terra così assolata.

Bussola può però scommettere

che questa sera data la presenza di un importante convegno sul Salento

in cui suo padre e sua sorella ricopriranno il ruolo di relatori,

l’intera famiglia scatterà come soldatini sull’attenti e partirà alla conquista di nuovi territori.

Ci sono miracoli difficilmente spiegabili dalla medicina

mercoledì 19 dicembre 2012

Un sorriso per un angelo


Carola era una donna, un’amica, una mamma normale prima che la sua vita si intersecasse con quella della suora dell’asilo di sua figlia.

Da quando quella donna alta un metro e un palmo, ha preso sotto l’ala protettrice sua figlia, la vita di Carola è cambiata. La minuta donnina, ha preso possesso della vita di lei e di sua figlia.

Quando dopo i primi tre giorni d’asilo durante una cena come tante sua figlia ha bloccato tutto, ha richiamato l’attenzione dei presenti ed ha detto “non si può mangiare senza iniziare le preghiere, Ave Maria, piena di grazie Amen. Ora possiamo mangiare” Carola ha capito, forse per la prima volta, che la sua vita stesse prendendo una piega strana.

Ora Carola scrive circolari che trasudano misticismo, si arrabatta a comprare CD di musiche Natalizie, apre paonazza di imbarazzo la recita dei bambini con una lettera sui buoni sentimenti, annaspa in mezzo al traffico per arrivare puntuale all’ incontro scuola-famiglia.

Perché Carola a quella minuta donnina proprio non è capace a dire no, perché la donna è grande, perché 'come si può dire di no ad un’ancella del Signore’, perché ‘in fondo lo fa per rendere partecipi i genitori’, perché proprio non ce la fa.

L’ecclesiastica forte dell’affinità per un’origine comune partenopea e del buon temperamento della sua interlocutrice, ha eletto Carola a sua segretaria personale, sua factotum.

Ora Carola è arrivata allo sfinimento..... o alla beatificazione.

Qualche giorno fa mi ha mandato un messaggio, con scritto

“Bussola, dunque, la suora mi ha dato un vestito da angelo per la recita di Natale, da modificare secondo il mio gusto. Se te lo porto me lo modificheresti secondo il TUO gusto?
Ho provato il vestito a S., piange disperata che non le  piace.”

....E se ad un’ancella del Signore non si può dire di no, figuriamoci se si può lasciar piangere un angelo.
E così con un po’ di fantasia e qualche cineseria…. A voi il cambiamento

Un angelo così bello non meritava di piangere

martedì 18 dicembre 2012

Martedì


Bussola oggi è uscita da casa ed ha riflettuto che oggi è martedì.

Martedì è un giorno bello. 

Di martedì c'è il mercato sulla strada che lei percorre per prendere il trenino per andare a lavoro.Se non ha molta fretta si sollazza tra le bancarelle del mercato, e si inebria di luci, colori e odori.

Martedì è la vigilia di mercoledì, giorno in cui trasmettono Chi l'ha visto, e giorno in cui chatta con le sue migliori amiche per commentare la trasmissione in diretta, soprattutto se è un puntantone, uno di quei puntatoni ricchi di colpi di scena e di gente deviata.

Martedì non è bello come il giovedì in cui con i colleghi va a fare pausa pranzo nella pizzeria napoletana nei pressi dell'Ufficio, ma non è nemmeno così brutto come il lunedì che piuttosto che alzarsi dal letto per andare al lavoro si defenestrebbe da sola in pigiama.

Martedì alla fine è un giorno lavorativamente parlando accettabile.

Le resta solo un mercoledì, un giovedì, un venerdì e una manciata di ore di un lunedì e poi è in FERIE.

Bussola se lo vuole, se ci crede veramente tanto, se si impegna fino in fondo "Je la può fare"

giovedì 13 dicembre 2012

Riemerse dalle proprie ceneri

Può succedere che un albero di Natale venga meno , e il giorno dell’Immacolata vada a farsi un po’ a benedire.

Ma con un po’ di pazienza, e tanta perseveranza è possibile ridare nuova vita alle cose.

Ed eccolo qua, il nostro albero di Natale riemerso dalle proprie ceneri!!!!!

Bello come il sole, fiero come un lord.

Se l’albero di Natale del 2011 era arancioso, quello del 2012 è biscottoso.

Chiunque entri a casa, può allungare una mano e mangiarsi una decorazione, perché lo spirito del Natale è prima di tutto condivisione.

Vi offro così simbolicamente anche a voi un biscotto del nostro albero, che vi sia di un buon auspicio per un 2013 ricco di belle cose.

Perché non so voi, ma noi di questa crisi economica ci siamo un pò rotti le palle i biscotti





mercoledì 12 dicembre 2012

Gli avevano detto corri


Gli avevano detto corri, e lui aveva preso quel suggerimento alla lettera.
Non aveva avuto dubbi sul momento giusto di iniziare la corsa. Appena aveva sentito il fischio, era partito.
Aveva corso come se fosse l'ultima cosa che lui dovesse fare nella sua vita, perchè questo era quello che dalla sua nascita gli era stato inculcato.
Correre era la sua unica possibilità di salvezza.
Aveva un paio di scarpe nuove, le aveva comprate suo padre appositamente per quella gara; delle scarpe così belle non ce le aveva nessuno.
Era spaventato dagli altri, dai suoi compagni: erano in tanti, tutti coetanei, tutti con tanta voglia di arrivare, ma quella era la sua gara, e gli altri non dovevano farcela.
Se avesse continuato a pensare agli altri, non sarebbe mai arrivato. Le loro voci gli facevano salire l'ansia, gli facevano tremare le gambe, perdere la fiducia in se stesso.
Doveva estraniarsi, doveva pensare solo a se, degli altri non doveva averne cura.
Ogni gara si combatte prima di tutto con e contro se stesso, gli altri sono un’altra storia.
A poco a poco riuscì quindi a perdere  la percezione delle voci e dei suoi compagni. Era finalmente solo in quella sua disperata corsa.
Iniziò così ad avere  percezione del tunnel in cui si era andato d incanalare. Era buio e sotto ai suoi piedi una fitta melma rallentava la sua corsa.
Nessuno gli aveva mai detto che sarebbe stato così difficile, che il terreno sarebbe stato così ostile. 
La corsa per lui era sempre stato tutto, ma in quel dannato momento iniziò a rimpiangere di essersi imbarcato in un simile affare.
E se non ce l’avesse fatta? Cosa avrebbero detto di lui i suoi amici?
Nel cervello iniziarono a rimbombargli le voci dei suoi compagni, che sghignazzando si facevano beffa di lui e di quel suo temperamento così testardo che non lo avrebbe portato da nessuna parte.
Cacciò nuovamente dal cervello quei pensieri pesanti.
Doveva correre solo per correre.
Sua madre sarebbe stata fiera di lui se lo avesse visto correre, in quel modo così spavaldo. Pensò questo, per darsi coraggio.
Il tunnel man mano che andava avanti diventava sempre più buio.
Inizialmente aveva seguito la luce per orientarsi, ma oramai andando avanti con la corsa anche quella era cessata.
L’ambiente era diventato buio, umido e soffocante. L’assenza di luce rendeva greve l’aria. Ad ogni modo non poteva fermarsi.
Continuò a correre al buio, orientandosi alla ben e meglio, saggiando   a tentoni le pareti del tunnel. Se seguiva la parete poteva ancora farcela.
A volte cadeva, ma si rialzava.
Stava correndo ancora quando andò a prendere un muro in piena faccia. Quel muro gli schioccò in faccia come un sonoro ceffone. Capitombolò indietro rimbalzato dall’urto come una palla da tennis impazzita.
Quel muro proprio non era previsto.
Si era perso, ne era certo. Il buio lo aveva ingannato.
Quel muro non doveva esserci.
Si toccò la guancia indolenzita.
Non sapeva se li bruciava più la ferita dell’urto con il muro in piena faccia o quella dentro di aver toppato quella gara così importante.
Sua madre non sarebbe mai stata orgogliosa di lui. Suo padre aveva buttato al vento i suoi soldi per comprare quel paio di scarpe nuove.
Gli salì un magone da una zona ancestrale della sua anima.
Sapeva di esser stato vicinissimo al traguardo. Per poco, aveva soffiato la giusta uscita per poco.
Se non fosse stato per quel maledetto buio, sarebbe arrivato per primo.
Lui era più veloce di tutti, lui aveva le carte giuste per vincere quella gara.
Eppure la storia era andata in un modo diverso. Era stata scritta con un altro finale.
Quel traguardo era stato tagliato probabilmente da qualcun altro, perché lui lo aveva lisciato.
La madre di qualcun altro in quel medesimo momento avrebbe avuto gli occhi pieni di commozione.
Ebbe un impeto di rabbia e tirò un calcio su quella parete infame.
Al diavolo la corsa, al diavolo tutto!
Era bastato così poco per mandare a puttane tutto.
Al calcio seguì un rumore sordo, dissonante, come arrivato con qualche frazione di ritardo rispetto al momento di collisione
Un piccolo spessore della parete si incrinò, e fece percepire un bordo non completamente adeso.
Da quello spiraglio una luce filtrava nella melma del pavimento.
Ritrovò il coraggio. Forse poteva ancora farcela.
Si sdraiò come fosse un serpente, e si fece spazio in quella crepa.
Dopo pochi minuti sparì dietro quella parete, con un ultimo battito di coda.

Questa è la storia di uno spermatozoo, che riuscì a fecondare un ovulo nonostante la spirale. Gli avevano detto corri, e lui aveva corso.
Oggi quello spermatozoo compie 33 anni.

Auguri amore!


sabato 8 dicembre 2012

Puo’ succedere.....

Puo’ succedere che il giorno dell’Immacolata sia diverso da come te lo eri immaginato

Può succedere che l’albero di Natale crolli poco prima dell’ora di cena

Che i biscotti su cui avevi lavorato tutta la settimana come addobbi natalizi ti rotolino in tutta casa

e si vadano a nascondere in ogni angolo remoto

può succedere che lui ti dica

‘è colpa di quella vite difettosa, avrà ceduto completamente

Ho ancora mezz’ora ce la possiamo fare. Rinuncio alla cena e cerchiamo di sistemare l’albero’.

Può succedere che lui per questo salti la cena

Ma che comunque quella vite non si riesca a sistemare,

perché la canalicola su cui si avvolge è completamente andata.

Può succedere che lui ti dica

“sono mortificato, ma non ho più tempo devo andare a lavorare”,

anche se è di notte, anche se è l’Immacolata, anche se è ingegnere.

Può succedere che guardi la tua casa,

e ti sembri Beirut, con quell’albero smembrato, i biscotti in mezzo a casa

le ghirlande di pop corn sparse sul pavimento,

i lecca lecca sul divano, le caramelle dietro le porte.

Può succedere che fuori faccia freddo e tiri forte il vento

E un po’ ti senta sola in un giorno di festa.

Può succedere che ti venga il ciclo in anticipo,

anche se il giorno dopo hai un matrimonio,

anche se indosserai un tubino fasciante,

anche se che cavolo poteva aspettare un paio di giorni.

Può succedere che poi pensi

Che c’è gente che ha problemi più seri di un albero rotto in mezzo a casa,

di biscotti sparsi sul pavimento, di lecca lecca sul divano, e caramelle dietro le porte

di un marito al lavoro il giorno dell’Immacolata,

di un ciclo il giorno di un matrimonio.

Alla fine gli alberi si aggiustano

i biscotti sparsi sul pavimento, i lecca lecca sul divano, e le caramelle dietro le porte si raccolgono

il marito a fine turno a casa torna

e il tubino fasciante va benissimo anche con il ciclo.

Può succedere che il giorno dell’Immacolata pensi

“I miei problemi si aggiustano. Sono fortunata!”

 Buona festa dell’Immacolata!!!!

giovedì 6 dicembre 2012

Ma non dovevi tornare alle 22


- Amore ma non dovevi tornare alle 22.00?

- Si, ma qui la cosa sta andando un pò per le lunghe. Farò un pò tardi... tu vai a letto tranquilla

- Ma come sta andando la festa a sorpresa per i 70 anni del tuo manager di quando andavi a calcetto?

- Bene..... Hanno organizzato una cena come se fosse un matrimonio....pensavo fosse una cosa tranquilla...e invece.. comunque figo....della mia vecchia squadra ci sono quasi tutti....

- E i giocatori della Roma? Sono già arrivati ?

- No, in realtà  alla fine non vengono.....Chi ha organizzato la festa ha cambiato idea.... hanno preferito far venire tre spilungone brasiliane che ballano praticamente ignude strofinandosi sul festeggiato

- Cosa sono questi gridolini che sento?

- No....nulla sono quei cretini dei miei amici....

Silenzio

- Ok va bene non far tardi.

Bussola è andata a letto ma non è riuscita a prender sonno. Si è girata un paio di volte sotto le coperte in attesa di dormire. Quando Fab è tornato ha mostrato la massima noncuranza nell'alzarsi dal letto, ha preso i suoi vestiti e gli ha infilati in una busta di plastica trasparente con  guanti appositi. Ha sigillato bene l'involucro ed ha scritto con cura maniacale a mano l'indirizzo per la spedizione "RIS Reparto Investigazione Scientifica di Parma" con raccomandazione di analisi biologica e genetica.
Si attendono i risultati

mercoledì 5 dicembre 2012

Un attimo in seconda fila


- Ti lascio in seconda fila, e scendo un attimo in farmacia.

Se mi si lascia parcheggiata in seconda fila, soprattutto se la macchina non è la mia, a me sale l'ansia. Ma è sera, fuori piove che la manda giù e in fondo quando potrà mai stare Fab in farmacia, e con sto tempo c'è poca gente in giro?!

Ma per la legge di Murphy nemmeno il tempo di finire il pensiero e una madre e una figlia si infilano dentro la macchina a cui noi occupavamo il passaggio. Per onor del vero, loro non hanno fatto una piega, si sono accomodate in macchina ed hanno acceso il motore.

Io per un retaggio primordiale, inizio a friggere sul sedile.

Prendo il cel e chiamo Fab, per accellerare la sua uscita, ma nessuna risposta.

Non sapendo che fare allora esco dalla macchina e mi imbuco nella Farmacia. Lui è alla cassa, che paga.

- Faaaab devi spostare la macchina perchè blocchiamo il passaggio.

Lui quando mi vede strabuzza gli occhi, e si affretta a prendere il resto. Uscito dalla Farmacia, realizza cosa ho fatto.

- Ma sei uscita dalla macchina?

- Emmmmm si

- E l'hai lasciata così, per lo più accesa?!....

- oddio si.....ho... fatto questo!!!!!!

- Ma con le chiavi attacchate?!?!? Poteva infilarsi uno qualsiasi e portarcela via, senza neanche fare lo sforzo di accendersela

- Ommioddio c'erano le chiavi attaccate?!?!?!

- Ma scusa non eri capace a spostarla tu????

- E' la tua macchina mica la mia..... io sta macchina non la capisco..... va a bottoni..... non ha la chiave....

- E' l'unica differenza!.....per il resto è una macchina normale come la tua

Bussola per la restante sera si è mortificata. Ha messo a calendario tra i buoni propositi dell'anno 2013 provare a guidare la macchina di Fab. Voleva andare al letto senza cena per punizione, ma poi ha pensato che il buon proposito era sufficiente e non erano necessarie ulteriori flagellazioni

lunedì 3 dicembre 2012

Questione di fede


- Bussola hai messo la fede al contrario

- No, sta bene, è sulla destra

- E infatti la fede si mette a sinistra, guarda gli altri.... dove hanno la fede?

- mmmm.... a sinistra....

- Ti ricordi che anche al corso prematrimoniale, quando il prete ci chiese dove si mettesse la fede se a destra o a sinistra.... di venti persone tu fosti l'unica che urlasti a gran voce a destra creando il silenzio e lo stupore generale

- Ma perchè secondo me il lato destro è quello più importante, è la mano con cui scrivo, il braccio che afferra i pesi più pesanti, la mano su cui la testa si poggia quando è stanca.... la mano destra ha ruoli impegnativi, più della sinistra, quindi secondo me è giusto non privarla dell'autorità di avere la fede

- Si ma il cuore è a sinistra....o meglio rivolge la punta a sinistra. Ricordati almeno di questo, no?! L’usanza di infilare l’anello al dito anulare della mano sinistra pare derivi dagli antichi romani che credevano che in quel dito passasse la vena collegata al cuore, ce lo spiegarono al corso. Questo te lo ricordi?

- mmmm... no

Dopo questa affermazione l'anulare del dito della mano destra di Bussola è piombato in un profondo stato di depressione. Si cuoce dentro per esser considerato un dito di serie B. Bussola, in un momento di distrazione di Fab, gli ha promesso che qualche giro nella fede lui se lo tornerà presto a fare e lui si è subito ringalluzzito 

giovedì 29 novembre 2012

Esistono cose che mi fanno tornare bambina


Divertirmi a sbattere i piedi nell’acqua delle pozzanghere quando ho le mi galoscine

Attorcigliarmi i capelli sul medio e l’anulare quando sono stanca

Assaggiare il cibo di Fab quando è diverso dal mio

Fare le preghierine quando sono a letto

Rifiutarmi di alzarmi dal letto dal lunedì al venerdì

Schizzare giù dal letto dal sabato alla  domenica

Rubare la pasta lievitata da mia madre quando lei sta cucinando

Buttarmi ad otaria nel letto su Fab solo per farlo spaventare se si è già addormentato

Far finta di dormire quando lui torna dai turni di notte per farlo spaventare (anche so che lui sa che sono sveglia)

Vincere sempre la gara del “Vediamo chi ride prima”

Bere la sera il latte freddo con i biscotti

Evitare di bere il latte al mattino per colazione

Dire “C’è Fab? E la cremeria?” quando suono al videocitofono di casa e lui è dentro

Mettere il broncio quando penso di aver subito un torto (notate la parziale ammissione di colpe nell’aggiunta del verbo penso)

Credere che un giorno crescendo diventerò alta magra e bella, la più bella del Reame, come Biancaneve

martedì 27 novembre 2012

Un viaggio sensoriale nel mondo dell'olio

Conoscete il gruppo Eataly ?

Probabilmente solo chi vive a Roma, Milano, Genova, Torino, Bologna, Pinerolo e Monticello, perché io prima che aprisse il grande punto vendita a Roma ne ignoravo l’esistenza.

Per chi non lo conoscesse Eataly è un grande rivenditore di cibi di alta qualità. Il marchio riunisce un gruppo di piccole aziende che operano nei diversi comparti del settore enogastronomico: dalla celebre pasta di grano duro di Gragnano alla pasta all’uovo langarola, dall’acqua delle Alpi Marittime piemontesi al vino piemontese e veneto, dall’olio della riviera di Ponente ligure alla carne bovina piemontese, e ancora salumi e formaggi della tradizione piemontese italiana. Eataly propone il meglio delle produzioni artigianali a prezzi avvicinabili, riducendo all’osso la catena distributiva dei prodotti e creando un rapporto di contatto diretto tra il produttore e il distributore finale, saltando i vari anelli intermedi della catena.

Ad Eataly puoi trovare tutto. Probabilmente se cercate la coda di rospo e la bava di topo per qualche stregoneria contro il vostro capo, lì la potete trovare. Ho visto cose che voi umani non potete immaginare da Eataly, o almeno cose di cui ignoravo l’esistenza.

A parte tutto, se si cerca qualcosa di commestibile e fuori dalle classiche distribuzioni dei supermercati, sicuramente Eataly è al top delle offerte.

Il gruppo inoltre è particolarmente attento alla didattica e per questo organizza corsi di cucina, degustazioni, corsi sulla conservazione corretta dei cibi, didattica per i bambini. Quest’ultimo aspetto costituisce il punto di partenza per instillare nel consumatore una corretta percezione della qualità, nella convinzione che “mangiare bene aiuti a vivere meglio”.

Detto ciò, fatta questa piccola premessa, ho deciso con Fab e mia sorella di iscrivermi ad un master tra quelli organizzati nella sezione Eataly eventi dal gruppo Slow food . Anche questa seconda associazione è orientata verso   una attenzione della qualità in cucina.

Il master è interamente dedicato all’olio, ovviamente quello extravergine d’oliva.

Lo so, è una scelta che può sembrare un po’ bislacca, ma lo diventa meno se si sa che affluiamo ad un’azienda agricola prevalentemente approntata sulla produzione di olio extravergine d’oliva da alberi secolari come quelli tipici della terra da cui provengo.

Durante questo primo incontro, oltre ad alcune nozioni generali di base sulla conoscenza dell' olio come prodotto alimentare abbiamo avuto modo di assaggiare alcune varietà di oli diversi provenienti da diverse parti d’Italia.

Avendo olio di produzione propria non ho mai assaggiato olio diverso dal mio, se non  ovviamente quello usato dai ristoranti, durante le uscite dei week-end. Ovviamente in questo caso l’olio di ristorazione è di qualità più dozzinale ma confuso con gli altri sapori nemmeno lo si percepisce.

Ieri è stata quindi la prima volta che ho avuto la possibilità di avvicinarmi in maniera ponderata ad oli diversi dal mio. E’ stato un trip!

Ho percepito oli dal gusto fruttato con una vena erbacea, oli in cui si poteva riconoscere un’idea di broccoli (questa è rimasta un’idea perché la sentivano tutti tranne la sottoscritta), quelli fruttati con una vena di pomodoro, quelli più di noce, alcuni ti si espandevano in bocca, altri mantenevano un gusto fisso, alcuni avevano un retrogusto piccante altri più dolce. Oli come quelli liguri hanno un sapore delicato che maggiormente si sposa con una cucina a base di pesce come quella genovese, mentre quelli pugliesi risultano più fruttati particolarmente affini ad una cucina ricca di verdure. E’ strabiliante come l'olio sia così precisamente in equilibrio con la terra in cui è prodotto. L'Italia è un immenso oliveto, esteso per oltre un milioni di ettari dalla Sicilia alle Prealpi, e costituisce da secoli uno dei caratteri distintivi del paesaggio agrario: nessun altro Paese del Mediterraneo può vantare tanta varietà, tanti diversi ambienti e adattamenti locali.        

Da questa prima lezione porto a casa l’idea che fino ad ora mi sono persa tanta sensorialità dei cibi che mangiavo. Se solo nell’olio è possibile leggere tutte queste sfumature figuriamoci in ogni singolo alimento. Purtroppo la vita odierna ci porta a correre e a buttare in padella la prima cosa che si acchiappa in frigorifero, ma ogni tanto bisognerebbe ritagliarsi un attimo per percepire l’essenza di ciò che si mangia, del frutto della terra. Bisognerebbe insomma orientarsi verso una cucina sempre più consapevole.

Ad ogni modo sono così affascinata dall’idea di questo viaggio sensoriale nel mondo dell’olio che mi è venuta voglia di continuare la formazione oltre questo singolo master.


sabato 24 novembre 2012

Fatina costume parte 3: Ali di fata

Salve gente. Mi era rimasto da pubblicare l’ultimo post di preparazione del costume da fatina.

Le nostre fatine avevano infatti le bacchette magiche , e le gonnelline nuvolose mancavano quindi solo due splendide alette per prendere il volo.

Prima di cimentarmi su internet ho seguito diversi tutorial della blogsfera e della youtubesfera come mio solito.

Vi posso assicurare che dalla Cina, al Giappone, all’India alla Garbatella, tutti fanno le ali di fatina con le grucce in fil di ferro.

Con grande disappunto la sottoscritta ha fiondato i suoi esperimenti nel cassonetto della spazzatura, dopo aver smontato otto suoi preziosissimi e rarissimi appendini, scorticatosi le mani nel tentativo di modellarli, e tagliato irreparabilmente due paia di calze da bambina color rosa.

L’esperimento mi riusciva bene, finchè si trattava di smontare le grucce, riassemblarle e dar loro una forma. Fin qui le ali erano abbastanza credibili. Quando però andavo a infilarci le calze da bambina per rivestirle, la mia struttura collassava irrimediabilmente. Provavo quindi a ridarle la forma originaria, ma niente, quello sgorbio di fil di ferro, pareva immobilizzato nel nylon delle calze.

Esasperata, ho buttato tutto nella pattumiera.

Mi son detta: Sai che c’è …. La tecnica me la invento da sola!

Sono andata quindi dal ferramenta ed ho comprato del fil di ferro, di uno spessore paragonabile a quello delle grucce. Ho poi tagliato il fil di ferro in due pezzi da 1.20 e due pezzi da 1.05.

Ho quindi sagomato ogni singolo pezzo dandogli la seguente forma.

Moltiplicato l’operazione per quattro volte, in modo da avere la struttura completa delle ali, ho usato i baffi di fil di ferro per unire la quattro strutture tra loro. Uscirà quindi una struttura di questo tipo.


A questo punto non mi restava che usare della lana, per rivestire i punti di contatto e fissare bene la struttura. (Se vi volete cimentare non siate tirchie di lana, più ne userete e più le vostre fatine si troveranno comode nelle loro alette)



Ed ora siamo arrivati alla parte forse un po’ più noiosa: il rivestimento delle ali.

Io ho usato del tulle in tinta con la gonna. Ho preso la stoffa ed ho tagliato una forma di grandezza 1 cm più grande di ciascuna sezione di ala. Ho cucito quindi la stoffa stretta intorno al fil di ferro, usando del cotone trasparente da lenza. Il cm di stroffa in esubero serve appunto per avvolgere la stoffa intorno al fil di ferro, mediante il cotone trasparente. Su ciascuna sezione ho applicato due strati di tulle, perché con uno strato solo, si aveva un effetto di eccessiva trasparenza. Questa operazione va ripetuta ovviamente per tutte e quattro le sezioni di ali.

Superata questa fase, la strada è tutta in discesa!

Non vi resta infatti quindi che legare due nastri alla struttura e decorare le vostre ali come più vi aggrada. Vi lascio le foto di quelle costruite da me, per le mie nipoti.





Buon Week-end

lunedì 19 novembre 2012

Etichette Yogurt


Questo non è un vero e proprio post, ma solo la coda di quello precedente J.

Le mie sperimentazioni con lo yogurt sono continuate. Diciamo che per lo yogurt fatto in casa ho maturato una sorta di dipendenza. Sono entrata in un trip.

Mi ci buco al mattino prima di andare al lavoro, e al ritorno appena entrata a casa.

Mi sembra buono, dietetico, sano, salutare. Insomma io ora mi faccio di yogurt bianco.

Sono diventata anche una pusher. Tutti i tossici prima o poi diventano pusher.

L’anno scorso mi era presa la fissa delle tisane. Le ho regalate a tutti: amici, parenti, conoscenti. Le mie tisane hanno scovato le case di qualsiasi mio conoscente, sono entrate e si sono impossessati della credenza. 

Perché se sei tossico vuoi che anche il mondo vicino a te si faccia.

Anche allora era iniziato tutto perché fa bene, perché dimagrisci. A cena esci e hai un dubbio se prendere un dolce “Ma… si che sarà mai…. Poi tanto mi prendo una tisana”

Ho un po’ di mal di pancia…. “Mi faccio una tisana”. Non ho digerito bene “tisana”. Ho freddo “tisana”. Mi sento gonfia “Tisana”

Mi sento…. “Tisana”

Si l’anno scorso è trascorso così….

Quest’anno invece va di moda lo yogurt…. La panacea di tutti i mali…. Quella che ti cura la mente e il corpo…. Quello che ti fa dimagrire con il pensiero….

Per la forza di yoguuuuuuurt

Ad ogni modo in quanto pusher ho iniziato ad elargire yogurt a parenti anche questa volta.
Per rendere la droga più appetibile sul mercato, ho aggiunto delle etichette fatte by myself.

Etvoilà l'effetto finale



Sono comode perché soprattutto si può aggiungere a mano la scadenza, che per uno yogurt fatto in casa è 15 giorni.
Se l’effetto vi piace e se volete diventare delle pusher anche voi, vi lascio il link per scaricare
l’etichetta frontale
l’etichetta superiore


PS: Io per praticità ho usato dei normalissimi fogli A4 bianchi, in quanto ero interessata soprattutto all’aggiunta della scadenza. Ma se volete fare dei pensierini originali comprando dei fogli colorati sempre A4 l’effetto sarà sicuramente migliore.

martedì 13 novembre 2012

Non chiamatelo solo yogurt


Ricordo che una volta da bambina provammo con mia madre e mia sorella a fare lo yogurt fatto in casa. Una conoscente di mia madre le aveva regalato dei fermenti vivi che noi avevamo conservato gelosamente in un barattolo in frigo, carichi di grandi aspettative.

Questi mostriciattoli hanno coabitato con noi per non molto tempo. Lavoravano poco, mangiavano tanto, producevano nulla e richiedevano troppe attenzione.

Lo yogurt che ne risultava era spesso acidulo e troppo liquido. Mia madre non ci mise molto a perder la pazienza ed ad abbandonare le armi. Non ricordo se i mostriciattoli morirono rinsecchiti in giardino sotto il torrido sole di agosto, o al contrario di stenti alle fredde temperature del frigorifero. Ad ogni modo morirono.

Da allora a nessuna di noi è venuto in mente di riprovare l’esperimento. Abbiamo campato benissimo in tutti questi anni grazie alla Muller.

Qualche giorno fa saltellando su internet mi sono imbattuta su una ricetta dello yogurt homemade. La foto dello yogurt era così invitante che non ho potuto non ficcare il naso per approfondire la questione.

Ho cercato altri blog, altre ricette e saltavano sempre su gli stessi ingredienti, le stesse proporzioni, gli stessi tempi, e grandiosamente non spuntavano mai i mostriciattoli.

Mi sono lasciata tentare e l’esperimento è stato al di sopra delle mie aspettative. E’ uscito uno yogurt, cremoso, compatto, dolce che quelli della Muller se lo sognano. E’ ottimo mangiato così semplice per colazione o merenda, o  un cucchiaio nelle vellutate per dare cremosità, inoltre è un sostituto light della panna da cucina in qualsiasi ricetta che prevede questo ingrediente. 

Lo yogurt fatto in casa  rispetto al cugino del supermercato è meno acidulo, pertanto si sposa in maniera eccelsa sia con il dolce che con il salato. Vi lascio la ricetta

Ingredienti:
1 litro di latte intero
2 cucchiai da cucina di yogurt bianco KIR o quello della coop
E un pizzico di pazienza.

Procedimento:
Bisogna scaldare il latte a fuoco alto per un paio di minuti e poi a fuoco lento per un'altra decina di minuti. Trascorso tale tempo si può spegnere e lasciare raffreddare il latte.
Il latte può essere impiegato per le fasi successive quando ha raggiunto una temperatura di 38 gradi. Per velocizzare i tempi io ho portato la pentola fuori al balcone. Se non si ha un termometro a disposizione  ci si può regolare semplicemente immergendo un dito: se si sente il latte tiepido e si riesce a tenere il dito immerso senza scottarsi per più di dieci minuti la temperatura ottimale è raggiunta. E’ una prova non molto diversa da quella che fanno le mamme per testare la temperatura del latte del biberon facendosene cadere una goccia sulla mano. Il latte deve essere tiepido ma non ustionante, piuttosto meglio freddo.
A questo punto si prende il recipiente in cui si è deciso di preparare lo yogurt (meglio se in vetro e con chiusura ermetica come nella foto) e si stemperano due cucchiai di yogurt bianco in alcune cucchiaiate di latte. Quando lo yogurt è completamente sciolto nel latte si può aggiungere la parte rimanente di latte fino a riempire i recipienti. Se non si ha un recipiente da un litro, come nel mio caso, se ne possono usare due da 50 ml usando però un cucchiaio di yogurt come starter in ciascun recipiente.
A questo punto lo yogurt va conservato a 40 gradi per quattro o cinque ore. Devo dire che ho ottenuto degli ottimi risultati anche con una temperatura di 35 gradi solo per tre ore, che era quella che mi consentiva il mio forno prima di scattare sui 60 gradi.
Possono anche essere usate altre fonti di calore come il termosifone o il caminetto allungando magari i tempi di posa fino a quando il risultato non viene considerato soddisfacente. Conviene ad ogni modo avvolgere il barattolo in una coperta o un plaid per mantenere costante la temperatura.
Lo yogurt deve essere conservato in frigorifero 12 ore prima di essere consumato, ed ha una scadenza di due settimane, ma a casa mia a stento raggiunge i tre giorni.


giovedì 8 novembre 2012

Crescendo i punti di vista cambiano


Le scuole elementari le frequentai a Roma, pur essendo tutta la famiglia originaria di Lecce. I miei lavoravano a Roma, ed era ovvio che le figlie dovessero vivere insieme ai genitori.

Ricordo che mia madre mi preparava come  merenda per scuola un pasticiotto. Li preparava la domenica, ne faceva due o più informate, in modo che fino ad un certo periodo io avessi merende a sufficienti.

Aprire la mia cartella e ritrovarmi ogni santo giorno un involucro di fazzoletto che custodiva così gelosamente quel dolce casereccio mi nauseava.

Li odiavo quei pasticiotti! Invidiavo le crostatine alla nutella del mulino bianco che  sfoggiavano i tre quarti della mia classe. Dovevano essere delizia pura, ma a me erano vietate. Se ne facevo cenno a mia madre mi rispondeva

-      - Bleah sono piene di conservanti!

Arricciava il naso e l’argomento era chiuso. Non c’era possibilità di inserirsi con un’ arringa a favore dei diritti del bambino nel mangiare le crostatine alla nutella.

Odiavo anche i biscotti presi dal forno a legna di Lecce. Ne salivamo in macchina nelle nostre transumanze in vari bustoni, in modo che avessi scorte a sufficienza per le mie  colazioni romane.

-         Sono buonissimi – diceva mia madre – sono li stessi biscotti che mangia tua cugina a Lecce

-       - E chi se ne frega!!!!  - avrei voluto rispondere io. Per rispetto a mia madre non l’ho mai detto. Mi limitavo a bisbigliare un “a me non piacciono” scivolato tra i denti, in silenzio, in sordina

Ora da adulta, il mio punto di vista è cambiato. Ho capito le ragioni di mia madre di allora e ironia della sorte le ho sposate.

Provenendo da un’azienda agricola, di principale impatto olivicolo, ho imparato ad apprezzare i frutti della terra, le cose genuine, fatte in casa, da mia madre, mia sorella o me.

Per il ponte dei morti sono ritornata da Roma dove vivo, nella mia casa natale. Un viaggio che nella mia vita avrò fatto almeno mille volte.

Mi sono riunita alla mia famiglia d’origine, a mia madre, mio padre il mio cane. Sono stata bene, ho staccato la spina dalla vita di tutti i giorni.

E’ appena iniziata la raccolta delle olive e io, mia sorella e Fab non potevamo esimerci da farne parte, per gioire dei nuovi frutti della terra, dei nuovi raccolti e di un nuovo anno che ci si augura tutti che sia di prosperità.










martedì 6 novembre 2012

Shhhhh ci siamo messi comodi

La nota casa editrice Sperling - Kupfer un paio di settimane fa aveva bandito mediante la pagina facebook un piccolo contest per la promozione dell'attesissimo libro "L'imprevedibile Viaggio di Harold Fry" scritto da Rachel Joyce ed edito ovviamente dalla stessa casa editrice.
Secondo voi quando c'è nell'aria odor di libri la  Bussoletta può stare ferma?!?!?!

Ovvio che no.....

Appena  Bussoletta ha letto il post le hanno iniziato a vibrare le orecchiette, il nasino e il mignolino del piedino.....
Non potendo non dar retta a simili sintomatologie corporali si è buttata ad approfondire la questione.....

Il post recitava quanto segue:

Ecco come fare: postate la foto di un vostro viaggio e aggiungete una descrizione su come e perché quel viaggio vi ha cambiato la vita (o la percezione della vita). Ci sono delle cose che vi aspettano...


- Faaaaaaaaaaaaaaaaaaab
Hanno vibrato le pareti della nostra casa e il lampadario nella casa del nostro dirimpettaio al suono di una voce stridula
- Ci serve una foto.....La foto di un viaggio.... un libro dobbiamo vincere un libro!

(E' tempo di crisi, non scordatevelo! Bisogna risparmiare con tutti i mezzi)

Chiedere delle foto a Fab di un viaggio è un pò come chiedere ad un'estetista la pinzetta per sopracciglia o ad una parrucchiera cinese uno shampoo aggressivo.

E infatti nemmeno due minuti avevamo già la prescelta

Sulla scelta del viaggio Fab non ha avuto dubbi a pensare all'Africa. Un pezzo del nostro cuore è ancora là.... prima di morire abbiamo giurato che ce lo andremo a riprendere. Per ora lo lasciamo correre felice e sereno in mezzo a leoni scimmie e giraffe.

Essendoci proposti per il contest proprio a ridosso della scadenza non abbiamo dovuto aspettar molto per conoscere il nome del vincitore....

Vincita meritata, oserei dire. La casa editrice ha avuto buon occhio. Ci tenevamo a farlo presente.
La foto è bellissima, dolce, tenera, evocativa.
I vincitori sono simpatici, belli, umili, meravigliosi, non avrei proprio parole per descrivere la loro magnificenza......

PERCHE' SIAMO NOIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Se non ci credete guardate qua


Che poi diciamoci la verità... un contest dedicato ad un libro che racconta un viaggio poteva non sposarsi bene con un blog dal titolo IN LUNGO E LARGO?!?!?!

Viene da se che dovevamo vincere.... Era già  scritto .....

La prossima volta quasi quasi non partecipiamo.... lasciamo direttamente l'indirizzo e ci mettiamo comodi in attesa di ricevere il pacco.....

seeeeeeee

Comunque questa volta comodi ci siamo messi veramente, perchè il pacco è arrivato


E noi siamo pronti per partire

lunedì 29 ottobre 2012

Con caparbietà


Quando andavo all’università adoravo lavorare a maglia. Lo trovavo un passatempo rilassante.
Fa un po’ nonna…. Un po’ zia anziana….. ma chi se ne frega….. io con la maglia mi rilasso.  Con l’uncinetto no, al contrario, mi fa andare di matto. Ho smesso di farlo, per salvaguardare la mia salute psico-fisica.

Il ricamo anche mi piaceva molto, purtroppo però è difficilmente spendibile, soprattutto in una casa come la mia arredata in stile moderno. Vi immaginate far cadere del vino su una tovaglia ricamata a mano da me: l’omicidio è garantito! Avrei un posto certo al Regina Coeli.

Negli anni un po’ senza un vero motivo avevo abbandonato qualsiasi forma di artigianato femminile. Il tempo è sempre poco e tra lavoro, casa, mazzi e lazzi avevo deciso di riporre ferri, uncinetto e ago nel cassetto degli oggetti perduti.

Con l’arrivo dell’autunno, quest’anno mi è ripresa la fantasia. Volevo ricominciare da un progetto semplice, dato tutti questi anni di blocco, e così ho pensato ad una sciarpa di lana. Cosa c’è di più facile? Non devi aumentare le maglie, non le devi scalare, dritto e rovescio e il gioco è fatto.

Una sciarpa per Fab! Perchè no?

Essendo  per uomo, ho deciso per una lavorazione a coste da 4 maglie (4 dritte, 4 rovescio and so on…). Ho deciso poi di fare una cornice in maglia riso per dare più consistenza al tutto. 

Non ero però ancora completamente soddisfatta del lavoro, cercavo qualcosa di particolarmente originale che mettesse in risalto che il lavoro fosse fatto a mano (qualcosa di diverso dalle mie mille imperfezioni).

Mi è venuta quindi l’idea di ricamare a punto maglia le iniziali di Fab!

Ho usato uno schema per punto a croce. Non potendolo ricamare sulle coste ho interrotto le coste con un pezzo da 15 maglie in lunghezza che ho lavorato a maglia dritta. E il gioco è riuscito splendidamente


Ora nel frattempo è arrivato l’inverno…..

Ma vi pare che doveva arrivare così in fretta e senza preavviso?!?!?!

Mi toccherà fare le corse

Nel frattempo le nostre peripezie continuano.


Ma siamo gente che non molla. 


 Continuiamo a lavorare


Con caparbietà


 Ma veramente tanta caparbietà

 Perché poi le piogge non possono durare per sempre

E la vita sopravvive sempre a qualsiasi tempesta




giovedì 25 ottobre 2012

Fatina costume parte 2: le gonnelline nuvolose


E’ da un po’ che non scrivo sul blog.

A volte si hanno tante cose da dire a volte al contrario un po’ meno.

Generalmente quando non scrivo è perché non ho belle cose da raccontare. Utilizzo la scrittura come mezzo di diletto, per divertire me e chi legge. Se il periodo che attraverso è un po’ mesto o complicato, preferisco usare altri mezzi per cercare svago, le parole normalmente le fuggo.

Ogni blog ha una storia. Ci sono molti blog che hanno ragion d’essere proprio perché l’autore trova nella condivisione dei momenti difficili, un aiuto dai lettori, per affrontare le impervietà, per non sentirsi solo. Per me è un po’ il contrario. Quando mi sento un po’ destabilizzata dagli eventi, metto fuori un cartello con scritto “Chiuso per pippe mentali”.

Ad ogni modo, nonostante l’incipit sia degno di Giacomo Leopardi, non sono proprio sotto un treno. Stiamo tutti bene, e questo è l’importante.

Diciamo che stiamo procedendo un po’ in salita, tra il lavoro di Fab, i  turni, lo stress di nuovi colloqui che a volte vanno e a volte non vanno e nel frattempo si attende, e tante altre piccole cose che ci rendono un  pò in salita la vita di tutti i giorni.

Fab è fiducioso. Lui non si arrende.

Del resto che cosa ci si può aspettare da uno che è nato nonostante la mamma avesse la spirale, il giorno che lo ha concepito?!

E’ un combattivo! Uno tosto!

Io sono più mollacciosa….

Elaboro strategie, penso soluzioni, mi gonfio come un palloncino e poi cado giù come una pera cotta. Insomma un po’ annaspo. Però tra il volare e il cadere, mi sento di far qualcosa, nonostante tutto preferisco muovermi in maniera scoordinata piuttosto che stare ferma ad aspettare.

Vabbè….

Finito il capitolo pippe mentale, carico  le foto delle gonnelline da fatina che ho realizzato per le mie nipoti.

Le istruzioni sono molto semplici. Prima di iniziare bisogna avere la misura della vita della bambina e l’altezza gamba (dalla vita cioè alla caviglia), un elastico da sarta, del tulle colorato (3 - 4 metri) delle forbici e del cotone. Si prende l' elastico da sarta e lo si cuce ai due estremi in modo da chiudere la vita della gonna in base alle misure della bimba. Si prende il tulle e lo si taglia di lunghezza doppia all’altezza della gamba  bambina e di larghezza 10 - 15 cm. Si avranno quindi tante strisce colorate. Non è importante essere precisi, la vaporosità del tulle nasconde eventuali imperfezioni o irregolarità.

A questo punto le strisce possono essere o cucite all’elastico o legate ad esso mediante nodo. Pensavo che cucendo la stoffa l’effetto sarebbe stato più ordinato, e invece mi sbagliavo. Ho fatto entrambe le prove. Molto meglio fissare la stoffa all’elastico mediante un nodo a metà lunghezza (per questo la stoffa viene tagliata di una lunghezza doppia rispetto a quella della bambina). Il lavoro con i nodi è molto più rapido, ordinato e inoltre permette all’elastico di mantenere la propria elasticità integra qualità che in genere si perdono con il lavoro di cucito.
Un po’ di nodi e potete godervi orgogliose il vostro lavoro. Se volete strafare qualche piccolo fiore o petalo  renderà la gonna un piccolo capolavoro di sartoria anche se non siete sarti e non sapete cucire ;). 

NB: Più stoffa mettete e più l'effetto nuvoletta sarà strabiliante



 


Per il vestito completo leggi anche come fare bacchette magiche da fatina , e le ali da fatina

domenica 23 settembre 2012

Fatina costume parte 1: le bacchette magiche


Con Fab, in questi giorni abbiamo deciso di metterci all’opera sui calendari 2013 per i suoi nipotini. Per Leo già munito di un vestito da astronauta, abbiamo pensato di predisporre un calendario storia, di un bimbo-astronauta che raggiunge un pianeta lontano. Il bimbo nei diversi mesi  dovrà imparare ad interagire con questa nuova realtà. La storia è narrata attraverso 12 scatti, uno appunto per ogni mese.

Sul calendario di Leo siamo a buon punto, per questo in tutta onestà mi sento di dire che lo trovo adorabile. Leo dopo un’iniziale momento di euforia per l’ esser sulla spiaggia vestito da astronauta a far finta di piantare una bandiera come durante l’allunaggio, probabilmente si è sentito un po’ disorientato. Senza nemmeno saperlo ha prodotto delle espressioni del viso che calzavano a pennello con l’idea del calendario. 

Probabilmente un bimbo che giunge in un pianeta lontano da casa si sente perfettamente così: inizialmente euforico e poi disorientato!

Trovo che il calendario abbia un che di poetico e malinconico. Ha un po’ il sapore lontano del piccolo principe, di cui come sapete sono una fan accanita.

Terminato il calendario di Leo ci rimanevano le due bimbe, figlie della sorella più grande di Fab. Per loro abbiamo deciso un setting completamente diverso, quello cioè di due fatine dei boschi.

Non avendo un vestito già pronto per l’occasione, ho deciso di impostare il tutto io. E’ ovvio che non volessi spendere una fortuna, per questo ho usato materiali economici o che già avevo. Sono così orgogliosa del risultato che ho deciso di postare le istruzioni sul blog, perché può risultare utile a qualcuno di voi che desideri far folleggiare la propria bimba nel periodo di carnevale, o per qualche festa a tema speciale.

Pertanto se avete figlie femmine, desiderose di avere gonne leggere come nuvole e alette svolazzanti, leggete questo e i prossimi post che seguiranno.

Per ora iniziamo con un accessorio che non può mancare ad una fata del bosco: la bacchetta magica.

Occorrente per bacchette magiche:
Una coppia di bastone per tenda a molla (costo da “er cinese” 1.50 euro)
nastrini colorati secondo i gusti.

Procedimento:
Le tende a molla sono costituite da un tubicino più grande e uno più piccolo a scomparsa nel primo. Io ho adoperato il tubicino più grande per far una bacchetta magica per la bambina più grande (5 anni) e quello più piccolo per la bambina di 2 anni.
Ho protetto le estremità dei bastoncini con i cappucci sfilati alla coppia di tubicini che non andavo ad utilizzare, in modo che entrambe le parti estreme fossero sicure.
A questo punto ho tagliato due metri di nastrini colorati, ho preso tre nastrini colorati, ed ho cucito insieme un’estremità della tripletta in modo da formare un cappio (si può usare sia la macchina da cucire che una cucitura a mano)
Con un nastrino più piccolo, fatto passare nel forellino del cappuccio della bacchetta, ho unito poi la bacchettina al cappio dei nastrini…..
E magia magia…. Le bacchette hanno preso vita.
La magia è così semplice che probabilmente con una foto la capite meglio di quanto possa io raccontare.





Per il vestito completo leggi anche come fare gonnelline da fatina , e le ali da fatina

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