mercoledì 1 ottobre 2014

Sono stoffa

Sono sdraiata sul letto. Nessun suono. Chiudo gli occhi. Il silenzio è assordante.
Li riapro. Il silenzio mi soffoca. 

Dalla porta a vetri di fronte al letto vedo  i vestiti stesi al sole, anche se il sole sta andando a scomparire.

Mi formicola il polpastrello del pollice, poi l’indice e pian piano fin ad arrivare al mignolo. Il formicolio diventa fastidio, dolore acuto come di scottatura. 
Sta accadendo di nuovo, lo sento.
Il braccio diventa pesante. Sto perdendo la sensibilità degli arti.
Si trasformano prima le mani. Diventano stoffa. La trama del copriletto di macramè si srotola e ingloba le mie estremità, le mie dita si assottigliano e si fondono al tessuto.
Solo un leggero fruscio, un sibilo.

I vestiti stesi fuori al balcone oscillano al vento. Li guardo. Non me ne curo.

Ho perso le mani. I piedi.
La stoffa sale, ingloba il polso, l’avambraccio, il braccio.
Non sento niente.
E’ l’ora delle gambe. Il macramè sale per le caviglie, avvolge il polpaccio, l’anca fino al pube.
Sono stoffa.
Il tessuto ha coperto anche il busto. Resta fuori il viso, ma per poco.

I vestiti stesi  han smesso di muoversi. Ma che importa?

Il macramè ha vinto. Sono stoffa e in questa stanza non esisto più.




Oggi mi sentivo così. Avevo un po’ voglia di fondermi con il letto!!!! Scusate il disturbo.


martedì 30 settembre 2014

Fototessera

Quando apro un mio documento di riconoscimento e guardo la mia foto rimango sempre un po’ interdetta. Perché?! Perché ho permesso che questo accadesse?!?!  Perché non mi sono data un’altra possibilità…

Uno dei pochi punti fermi della mia vita è che io nelle fototessera esco sempre con la faccia del pesce lesso.

Carta d’identità, patente, passaporto, badge del lavoro, documenti diversi, età diverse, acconciature diverse unico comune denominatore: aspetto immondo.

Quando mi trovo davanti al fotografo seduta sulla classica sedia con dietro uno sfondo bianco e mi sento dire “sorridi”,  io improvvisamente mi sento una stupida. Mi imbarazzo. Mi sento goffa. Non riesco ad assumere una posizione normale. Mi si irrigidisce la muscolatura del viso e mi contraggo in un sorriso che sembra più una smorfia di dolore.

“Conto fino a tre: al mio tre sorridi… uno… due … tre!”

E niente. E’ la fine. La naturalezza del rigor mortis.

Il fotografo scatta le  tre foto, e mi dice di scegliere. Una peggio dell’altra, indico una o l’altra, tanto è uguale, tutto a costo di far finire il più velocemente il supplizio.

Consegno le foto al dipendente del comune, della motorizzazione o chicchessia, pensando “tanto chi se ne frega….” . Poi vedendomi consegnato il documento con la foto dello stoccafisso in questione, così indelebilmente e inesorabilmente incastonato nella carta ambrata, mi maledico.

“Mi sarei dovuta dare un’altra possibilità, Sono la solita! Ora per 10 anni avrò sto scorfano che viaggia con me nella borsa”.

In questi giorni, mi è scaduta la carta d’identità. In realtà in questi mesi, ma facciamo finta che siano giorni. E’ più dignitoso.

Non ho alternative devo rinnovare il documento, ergo devo farmi una nuova fototessera.

Decido che questa volta mi sarei risparmiata l’agonia della posa davanti al fotografo, in favore di un più pratico scatto alla macchinetta vicino casa. Ho mal di testa, occhiaie, e voglia di fare foto zero, ma non ho alternative, il giorno dopo devo fare la fila al comune per rinnovare il documento.

Infilo la banconota da 5 euro e prendo posizione nell’abitacolo. Una voce di donna stridula, mi da le indicazioni. Primo scatto. Riguardo il risultato. Ho lo sguardo misteriosamente volto a destra. Scarto la foto.  Seconda possibilità. Secondo scatto. Attendo l’anteprima. Niente da fare, casso anche la seconda foto. Terzo tentativo. L’ultimo. Scatto.  Guardo l’anteprima.

O yeeesssss!

Mi piaccio. Mi osservo nel monitor e vedo che la foto è anche meglio della realtà. Per un effetto della luce, non si vedono le occhiaie, non ho un viso spento da mal di testa, ed ho un sorriso Durbans, con la naturalezza di chi è del mestiere, come se passassi la mia vita a farmi fotografare nelle macchinette.

Non ci posso credere, finalmente un documento con una foto decente.

Premo il tasto per dare l’ok della stampa. Scosto la tenda ed esco tronfia in attesa del mio capolavoro. Ho un volto che mi sorride. In fondo se voglio, io sono Durbans.


La macchina mi sputa le foto. Ecco il risultato. Non dico altro.


giovedì 25 settembre 2014

In metro

In metro una ragazzina piange. Io sono nello stesso vagone. In piedi perché quando ritorno dal lavoro mezza Roma torna dal lavoro. Mezza Roma prende la mia stessa metro, si infila nel mio stesso vagone e si immerge in un libro che potrebbe essere il mio.

La ragazza piange. Ha i capelli biondi, lunghi, che le scendono svogliati sulle spalle. Veste sportivo, come la maggior parte delle ragazze alla sua età. E’ in compagnia di un amico, un tipo lungo e allampanato, che sembra disegnato a  tratti di una matita di Andrea Pazienza.

-         - Mi ha detto che per lui non ero grande abbastanza… Mi ha lasciato perché diceva che sono ancora una bambina -

Lo dice sputando le parole, tra lacrime, rabbia e amore.

-         - Mi verrebbe voglia di comportarmi… come una di quelle… uscire per strada e prendere il primo che capita e…. -

Non trova il coraggio di finire la frase

-       -  Insomma hai capito… ma non lo faccio! -

Io alzo lo sguardo dal libro e la guardo. Mezza Roma, mezza metro, mezzo vagone la fissa. Ma lei è avvampata dalla rabbia e continua a sproloquiare tra angoscia e rancore, senza accorgersi che sta attirando l’attenzione di tutti.

Mi sento in imbarazzo, io, e ritorno sulle pagine del mio libro. Non riesco ad ogni modo a ritrovare la concentrazione per farmi rapire nuovamente dalla trama, e finisce che cincischio perdendomi nei vuoti tra le parole delle pagine e ascolto lo sfogo della ragazza

-        - Lascia stare. –avrei voluto dirle -  Lascia stare perché non ne vale la pena. Quelli così stanno bene dove stanno. Non ti crucciare. Il mondo è pieno di quella gente. Quelli così li troverai fra dieci anni casualmente su facebook e scoprirai che avranno la panza, una grossa stempiatura in testa, e una moglie scorfano al fianco. Quelli così poi passano da adulti i week end ai centri commerciali, perché la moglie scorfano ha anche un pessimo carattere, e un’insana passione per gli ambienti chiusi
 I belli e tenebrosi a vent’anni sono delle amebe a trenta. I figoni dell’adolescenza purtroppo non riescono a mantenere gli standard alti per tutto il resto della vita, e improvvisamente, senza manco rendersene conto, ti precipitano in un abisso di nullità e inettitudine.
Ci sono altri su cui puntare.
Il ragazzo medio, quello che non gli avresti dato due lire, quello timido, che è un carino moderato, simpatico, ma non troppo, quello che non si fila nessuno di pezza, perché è quotato poco, perché lui al centro dell’attenzione proprio non ci vuole stare… beh quello ti può fare il salto di qualità. Ha tutti i numeri giusti, lo devo solo scoprire. Quel ragazzo te lo ritrovi a trenta che è sbocciato. Si è iscritto in palestra, frequenta un’ottima facoltà, ha un bel giro d’amicizie con cui passa i week end in sella ad una moto. Quel ragazzo a trenta avrà il mondo ai suoi piedi. -

Avrei voluto chiudere il libro, mettere una mano sulla spalla di quella ragazza e dirle tante cose. Ma non ho detto nulla. Alla mia fermata sono scesa, ed ho lasciato lei andare incontro al proprio destino.
Ho parlato a me stessa, quella Bussola di tanti anni fa, che ha pianto sempre per la persona sbagliata, convinta invece che fosse il suo unico grande amore della vita.


Se avessi avuto una vita per ogni amore sbagliato perso a quest’ora sarei Infinito.

sabato 20 settembre 2014

lunedì 23 giugno 2014

Il post parto: No panic! Cosa mettere nella cesta.

La mia carissima amica Pì, è in dolce attesa. Attende una femminuccia, che la cicogna calerà dal caminetto la prima settimana di Novembre.

Questa mattina volevo scriverle un messaggio, raccontandole che avevo messo da parte per lei, alcune cose per la prima infanzia, che mi erano rimaste nuove da quei primi mesi dopo il parto e che ora non avrei più utilizzato. Le volevo inoltre fare un elenco delle cose da comprare prima di andare in ospedale, per avere la certezza che una volta rientrata a casa, bimba a seguito, tutto l’occorrente fosse ai posti di controllo.

Io, a tal proposito, ho avuto la fortuna di trovare a casa una cesta completamente allestita con tutto il necessario dai miei suoceri.  Devo dire che se non fosse stato per quella cesta, non avrei saputo da che parte incominciare. Una primipara ignora il senso del 70% delle cose che ben presto andrà ad utilizzare.

Sapere di avere un piccolo equipaggiamento su cui contare, nei momenti di crisi con il nuovo arrivato (che non mancheranno), è di sicuro un buon aiuto psicologico, anche se a primo acchitto la vista di alcune cose è disorientante. Ben presto poi, ogni tassello andrà a suo posto.

Dicevo, volevo scriverle la lista delle cose da mettere nella cesta, quando poi ho deciso di farne un  post, sia perché lei è una mia gran lettrice e sia perché potrà esser d’utilità a chi passando da queste lande porta con se una pancia abitata e si interroga su cosa mettere nella cesta del bebè.

Ecco l’elenco della mia cesta bebè.

Occorrente per il bambino
Borotalco
Ciuccio misura 0
Biberon tettarella misura 1
Sterilizzatore (va bene anche bollire o la lavastoviglie)
Scaldabiberon (comodo se da macchina, altrimenti il latte si può scaldare a bagno maria)
Disinfettante (per moncone ombelicale): mercurio cromo, alcool o  acqua ossigenata
Garze
cerotti
Pasta ossido di zinco
Spazzole e pettine per neonati
Termometro per neonati
Salviettine umidificate
Teli per cambio
Pannolini taglia 1
Cotton fioc per neonati
Olio di mandorle
Garze sterili monouso per l’igiene perioculare
Sapone per neonati
Termometro per bagnetto
Soluzioni fisiologiche per lavaggi nasali
Pompetta per pulizia nasale
Amido di mais per il bagnetto
Forbicine a punte stondate
Acqua di colonia bambini
Bilancia pesa bambino

PS1: Noi affittammo una bilancia pesa bimbo da una farmacia, spendendo una fortuna ed usandola pochissimo. Valutate quindi bene, l’utilità dell’acquisto non certo economico, in quanto è un servizio che può esser svolto all’occorrenza dalla farmacia o dal pediatra, senza grossi disagi. Il rischio inoltre di avere una bilancia in casa, è anche quello di entrare in un loop di continue pesate del cucciolo per ansia che non stia assumendo abbastanza calorie.


PS2: Relativamente al termometro bambino noi acquistammo, anche in questo caso spendendo molti soldi, un modernissimo termometro a infrarossi. Solo dopo diverse settimane ci rendemmo conto che se puntavamo il termometro sulla fronte veniva letta una temperatura, se invece lo strumento era direzionato sul corpo tipo ascelle veniva letta un’altra temperatura. Molto spesso lo scarto tra una lettura e l’altra poteva anche indicare in un caso febbre nell’altro no.

Relativamente al tema termometri consiglio la lettura di questo articolo.

Occorrente per la mamma

Assorbenti
coppette assorbilatte
crema per il seno
reggiseno per allattamento
olio di mandorle
tiralatte (se si intende allattare e si vuol avere la possibilità di collezionare piccole scorte di latte da usare in caso di necessità, o anche semplicemente far alzare il papà per una poppata notturna)
fascia post parto in caso di parto cesareo
maglie per allattamento

….
E infine tanta pazienza, tanta determinazione e tanta buona volontà, che sono le uniche cose che non vi dovranno veramente mai mancare.


Per avere informazioni sulla valigia dell'ospedale, potete avere un'idea da questo post, delle cose richieste dal mio ospedale.

domenica 15 giugno 2014

Un battesimo dai toni vintage

La famiglia di Fab ha un vestito di battesimo antico. Sapete quei vestiti lunghi, stile reali, tutto ricami, pizzi, strascico? Uno di quei vestiti per cui io chiaramente ci sbavo, e non avrei rimorsi a macchiare la fedina penale per averlo? Beh proprio quello!

Prima che il bimbo nascesse i genitori di Fab ci dicevano “Se fate il battesimo presto poi potete usare il vestito antico, quello che ci tramandiamo di generazione in generazione”

Figurati quale era il problema?!?! Pur di mettergli quel vestito lo potevo battezzare in sala parto….

Mi sentivo già la Kate Middelton de noarti….


Pareva semplice…. In realtà non lo fu.

Le cose andarono differentemente per due motivi. Il primo è che i vestiti di battesimo antichi sono veramente piccoli. Considerando che all’epoca dato il tasso di mortalità infantile se il figlio campava più di tre giorni, si andava a sommergere di candele la statua del Santo più prossimo, si capisce perché un tempo i battesimi venissero fatti quasi nell’immediato e di conseguenza i vestiti erano poco più di dimensione bambole.

Mio figlio avendo poco dell’antico e poco del regale, nacque già da subito vitello tonnato! La preziosa veste pertanto non gli sarebbe entrata nemmeno usando una pompa per vuoto!

Il secondo motivo è che le ferite che mi portavo dal parto inizialmente mi rendevano la vita difficile e l’idea di impelagarmi con festeggiamenti, vestiti eleganti, amici e parenti, era  allettante come la sabbia nel letto.

Senza rendercene conto, passarono i mesi. Molti mesi. Nove mesi. Un’altra gravidanza praticamente.

Domenica scorsa finalmente ce l’abbiamo fatta anche noi a festeggiare questo battesimo! Non si può dire che siamo gente che va di fretta.

Ad ogni modo, pensato al menu e alle decorazioni (di cui in parte vi devo ancora allietare), non restava altro che provvedere al vestito.

Diciamoci la verità, a me quel vestito era rimasto sul gargarozzo. Insomma se una si sente Kate Middeltonton de noarti perché negarle questa soddisfazione?

Pensa che ti ripensa…. Mi sono ricordata che la mamma di Fab mi aveva dato una camicia da notte antica, da usare come vestito pre-maman. La camicia da notte era particolarmente bella che decisi in realtà di non usarla nell’immediato ma di conservarla per qualche occasione migliore.  La veste oltre ad essere finemente ricamata, era anche cifrata con le iniziali dell’ava. Quale occasione migliore del battesimo per farne sfoggio?

L’idea mi era particolarmente congeniale anche perché  quando mi battezzai io, allo stesso modo mia madre indossò una camicia da notte antica di sua suocera reinventata a vestito. Ok, nella foto non è che si capisce molto, ma datemi fiducia….


Quel frugoletto cicciottoso sarei io.

E Nicolò? Che vestito mettergli?

Pensa che ti ripensa 2. Mi sono ricordata che vicino al mio lavoro, quindi in pieno centro di Roma, c’era un negozio, che vendeva vestiti ricamati a mano, dal gusto retrò.

Ci siamo andati. Era il mondo di quelle che si sentono “Principeppe” come me, quelle che hanno sbagliato data e luogo di nascita.

C’erano vestiti principeschi per battesimi, accessoriati di tutto, strascichi, pizzi, ricami e nastri e ogni qualsivoglia preziosismo, ma erano veramente fuori budget.

I principi non usano gli outlet?

Alla fine dopo aver vagliato fiumi di lino, seta, taffetà, e raso abbiamo optato per un pagliaccetto, ricamato a mano, in lino, dalla foggia antica.

C’è costato una fortuna uguale, ma non tanto quanto i primi che avevamo visto. La proprietaria del negozio quando ha visto la nostra reazione al costo dell’abito subito ha aggiunto

“Questo è poi uno di quegli abiti che diventa di famiglia, lo potrà usare un fratellino/sorellina, o la progenie del bambino”.

E si può negare non solo a tuo figlio, ma anche ai suoi eventuali fratelli e sorelle, oltre che  figli di figli quel vestito? Ma quante persone avremmo dovuto tenere sulla coscienza? Lo abbiamo comprato!

Insomma, se non potevamo esser principi almeno duchi!

Prima di lasciarvi le foto, volevo ringraziare oltre tutti i partecipanti, anche gli addetti ai lavori, se così si può dire

Don Fabrizio e la chiesa di San Carlo da Sezze

Liliana Romani per la sala

Anna dei i colori di Ninì per il truccabimbi 

Roberto Nardò per le foto e il video


Ed ecco a voi  le foto del nostro matrimonio vintage.


e se volete vedere anche la versione a colori ecco il video. E' così bello che io lo sto vedendo a ciclo continuo da quando praticamente il foto grafo ce lo ha consegnato :) 


lunedì 2 giugno 2014

Battesimo home made: tutorial topper

Se aspettavamo un altro po’, Nicolò al battesimo ci andava da solo a piedi. Ma è stata una sequela di eventi che ci ha portato a ritardare di tanto il battesimo del boss. La quaresima, in primis, perché quando ci eravamo finalmente decisi abbiamo scoperto che era appena iniziata il tempo di penitenza Cristiana, e in quaresima la Chiesa non celebra i riti. Poi impegni di parenti, vari ed eventuali. E quindi senza nemmeno accorgercene siamo arrivati agli 8 mesi sonanti e ballanti del capo famiglia.

All’idea iniziale che un’età più elevata del bimbo avrebbe reso meno complicata la celebrazione della funzione della messa mi sono subito affezionata e poi ravveduta inesorabilmente. Sabato sera al primo incontro di preparazione al battesimo dei sei bambini in totale, di cui quattro in carrozzina che parevano finti per quanto erano buoni e un bimbo di colore seduto sul proprio passeggino che in rispettoso silenzio sembrava ascoltare il sermone che ci veniva impartito, il nostro era l’unico che ha riempito la stanza di lallazione sembrando fare il falsetto del prete che parlava, fino poi a sfociare in un pianto isterico, che per il quieto vivere ha spinto Fab a trascinare il bimbo urlans fuori dalla stanza.

Avere un po’ di tempo in più però per l’organizzazione del battesimo, mi ha portato a buttarmi nell’impresa di organizzare un battesimo che fosse quanto più possibile personalizzato e prodotto Home Made.


Ritagliando il tempo qua e là, un po’ di costanza e un minimo di fantasia, siamo ormai quasi pronti al battesimo che sarà domenica prossima.


Ho scelto per l'allestimento della stanza delle decorazioni sulle diverse tonalità dell’azzurro. Sapete, un colore originale, per il maschietto. Ne sentivo l’esigenza!

Poi con un po’ di carta, una stampante, delle forbici, dei perforatori da scrapbooking, un po’ di nastro, ho creato questo.


Moltiplicatelo per 70 persone e avrete un’idea del lavoro.
Lo so in cartolibreria, avrei potuto trovare tutto già pronto, ma non sarebbe stato esattamente come me lo immaginavo. E poi vuoi mettere la soddisfazione?!?!?!

Per chi volesse cimentarsi lascio dei mini tutorial nei post che seguiranno.

Partiamo con i topper. I topper, sono di tradizione anglosassone e vengono generalmente usati come decorazione di muffin, cupcake. In Italia, hanno preso piede ultimamente, come decorazione generica di panini, pizzette o qualsiasi cosa infilzabile. Perché noi proprio non resistiamo al  made-USA-maancheunpo’deRoma.

Occorrente.
Cartoncini Bristol (reperibili in qualsiasi cartolibreria)
Perforatori diverse grandezze (reperibili nei negozi di hobbystica o su internet come qui o qui)
Bastoncini per spiedini
Carta per scrapbooking (reperibili nei negozi di hobbystica o su internet come qui)
Clipart (reperibili su internet come ad esempio Etsy)
Scotch biadesivo
Colla stick

Procedura
Io avevo 3 perforatori a leva, di cui due a forma circolare di due grandezze diverse e uno più piccolo a forma circolare ondulata. Il perforatore piccolino a culletta mi è servito per altre decorazioni.


Ho usato quindi il perforatore a circonferenza più grande per ottenere dei cerchi di cartoncino Bristol nei colori dell’azzurro. Ho preferito usare il cerchio più grande in cartoncino in modo che il tutto avesse una maggiore consistenza.

Su questo cerchio in cartoncino ho incollato mediante colla stick per carta un cerchio concentrico ma di diametro inferiore ottenuto con carta per scrapbooking.
A questo punto bisogna pensare all'ultimo cerchio, quello più piccolo, che conterrà l'immagine cardine della festa.

Per il battesimo del bambino volevo che il tema fosse qualcosa che riguardasse ovviamente l’età pediatrica. In internet trovavo molte decorazioni che riguardavano la culletta, il biberon, il ciuccio, ma ormai essendo Nicolò un bimbo non più di primo pelo, ho preferito dirottarmi su altre tipologie.

Digitando poi su Etsy "baby boy party clipart", tra le tante opzioni ho trovato, quella che ho scelto: immagini di 6 marmocchietti che rispettivamente giocavano, dormivano, andavano a caccia di farfalle etc.

Dopo aver acquistato la clip art per 3 euro, grazie al quale acquisto ho potuto scaricarmi l’insieme delle immagini direttamente su computer, ho proceduto a creare i diversi pezzi per poi assemblarli in ultimo.
Per i topper volevo che l’immagine del bambino stesse nella parte centrale e quindi nel mio cerchio più piccolo, con il bordo ondulato.

Ho quindi aperto un foglio word su pc ed ho aggiunto una serie di copie delle immagini che avevo appena acquistato su Etsy, sistemando la dimensione in funzione del diametro del mio perforatore. Per scegliere la dimensione giusta dell’immagine basta regolare lo zoom di Word al 100% in modo che la dimensione sia quella reale e poggiando  il perforatore aperto sullo schermo, bisogna vedere se si riesce a vedere l’immagine per intero o se al contrario sborda. E’ necessario quindi ingrandire o rimpicciolire l’immagine fino a quando questa non si vada ad accomodare  perfettamente nel foro del perforatore.

A questo punto basta lanciare la stampa e si ottiene il nostro foglio A4 con tante immagini che intendiamo usare come decorazioni. Non resta altro da fare che usare il perforatore dal diametro più piccolo per intagliare le nostre immagini. Ovviamente il cerchio più piccolo va attaccato mediante colla stick al cerchio mezzano (quello ottenuto con carta scrapbooking).

Questa operazione va effettuata due volte, in modo da ottenere una coppia di triplette di cerchi per topper. Le due serie di cerchi concentrici vanno quindi unite ad un bastoncino per spiedini. Io ho trovato molto pratico usare lo scotch biadesivo, ma suppongo si possa fare anche con colla vinilica.

Ecco il risultato.


PS: E’ un’attività molto semplice, che non è un modo di dire, ma veramente, può fare anche un bambino. Consiglio pertanto di farla insieme al proprio figlio che sarà sicuramente molto felice di sentirsi l’art director della propria festa.

PS2. Chi non avesse modo di comprare la carta da scrapbooking, può digitare su etsy “digital paper” otterrà quindi lo stesso effetto mandando in stampa i file scaricati dopo l’acquisto. Io ho preferito evitare questa seconda procedura per risparmiare toner della stampante





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