martedì 22 aprile 2014

Pasquetta e lago di Bolsena

Le pasquette da bambina odoravano di erba bagnata, di arrampicate sugli alberi di fico, di fave verdi sgranate al sole, di rincorse con i cugini tra gli alberi di ulivo, di formaggio  fresco e frammenti di gusci d’uovo sodo che si infilavano tra le pieghe dei vestiti, di lentiggini spuntate sul viso roseo leggermente accaldato, di pane appena sfornato. Le pasquette di un tempo odoravano di terra, di campagna, di ricordi ancestrali. La nonna, gli zii, i cugini.

Qualora mi ritrovassi negli stessi luoghi, con le stesse persone, le pasquette oggi avrebbero comunque una fragranza diversa. Siamo tutti cambiati, plasmati dall’incedere del tempo. Alcune persone sono venute meno, altre hanno bussato alla porta del mondo.


La pasquetta di quest’anno è stata lontana da quei miei luoghi natii, è stata ad ogni modo un’immersione nella natura. La salute di Nicolò fino all’ultimo ci ha fatto tentennare sulla possibilità di poter far qualcosa all’aperto, poi alla fine complice una bella giornata di sole, all’ultimo minuto ci siamo lanciati in un’improvvisata gita fuori porta al lago di Bolsena.


Data la mancanza di organizzazione siamo partiti tardi e ripartiti presto per paura che la frescura della sera potesse peggiorare la bronchite del bambino; il tempo, quindi, in cui abbiamo potuto godere della salubrità del luogo è stato veramente tiranno, ma ad ogni modo sufficiente per staccare la spina.

La giornata è stata splendida, una gita al lago la meritava proprio.


Diverse famiglie come noi nelle prime ore del pomeriggio si erano riversate lungo le spiagge, per qualche scampagnata protratta, per far giocare i bambini o semplicemente per poter approfittare dei primi raggi di sole della stagione.




Tra teli stesi sulla sabbia, palloni e zainetti, abbiamo trovato anche noi un angolo di mondo dove poter mettere su un nostro piccolo accampamento di fortuna.



Da quell'angolo di lago, una  volta appagate l'esigenze di stomaco del bambino (perchè altrimenti vien su Nettuno), e liberata la macchina fotografica  per qualche scatto fugace ci siamo fermati un pò a godere la calma placida del lago.

Così come mi ha emozionato la prima volta che portai Nicolò al mare, allo stesso modo, questa gita al lago è stata particolarmente coinvolgente. Se potessi augurare qualcosa a mio figlio, di sicuro l’essere viaggiatore del mondo è alla cima delle cose da fare nella vita. Ammirare il tramonto sul mare, il sorgere del sole da una montagna, lo scorrere di un fiume, i pesci guizzare in uno stagno, gli uccelli gorgheggiare su di un ramo di un albero, sono quelle cose belle e gratuite che la vita ci offre e a cui bisogna sempre esser grati.




Nicolò con le sue mani cicciotte, una volta seduto sulla spiaggia, ha iniziato ad afferrare la sabbia e dopo aver appurato, in un momento di nostra distrazione, che questa non fosse commestibile, ha ripiegato su un più innocuo gioco di trasporto dei granelli di sabbia su scarpe e gambine.



E anche questo semplice gesto mi ha fatto capire quanto il mio ometto cresca di giorno in giorno, a volte troppo rapidamente sotto i miei occhi.

Quella di quest'anno è stata una pasquetta diversa, forse un po’ troppo corta, forse un po’ troppo fugace. Un tempo senza il bimbo armati di macchine fotografiche avremmo girato per  il paese ad assaporare i luoghi, a godere dei piccoli particolari, degli angoli nascosti. Un tempo probabilmente non ci saremmo seduti sulla spiaggia ma avremmo camminato fino a quando le gambe avrebbero retto la stanchezza. 

Ma nel nostro presente ci sono meraviglie che viaggiano con noi, e questo forse ci appaga, ci fa smettere di essere alla continua ricerca di qualcosa.

Abbiamo sempre curiosità di scoprire nuovi cantucci nel mondo, ma abbiamo deciso per forza di cose di prenderci una piccola pausa per avere il giusto tempo per  apprezzare il nostro presente.




E anche se prima di avere un figlio ci eravamo ripromessi, che una volta in tre non saremmo stati quei genitori che passano tutti i week end al centro commerciale, è inutile negarlo la vita un bambino po’ te la cambia.







sabato 5 aprile 2014

Bussoladay

Oggi è il bussoladay….

Oggi Bussola diventa un po’ meno bimba. Lei grande proprio non ci vuole diventare. Ogni anno la stessa storia. Il ruolo da adulta proprio non fa per lei. Lei adora le cose dei piccoli, i giochi dei bimbi, i bimbi in generale. Da quando è diventata mamma poi è ritornata a giocare con i bambolotti. Quello di ora è ancora più bello, perché ha le gambotte morbidose, i buchini alle manine, ed è in grado di abbracciarla e di sbavarla tutta con quella  sua boccuccia morbidosa.

Oggi lei farà un compleanno speciale, mangerà pane e tachipirina, taglierà  una torta all’antibiotico, berrà acqua e oki, scarterà regali trovando dei termometri. Perché questo compleanno è così speciale che la temperatura le schizza per l’emozione.

A Bussola tutte l’avevano messa in guardia. “Vedrai quando inizierà il nido, il bimbo sarà sempre malato…. Me lo ricordo io con il mio era più il tempo in cui il bambino  stava a casa che a scuola… il brutto dei nidi è che i bimbi ti si ammalano sempre…. Si il nido una grande comodità peccato che i bambini ti si ammalano”.
Tutti glielo avevano detto, ma avevano tralasciato un piccolo dettaglio. Era una parziale verità. Perché la verità completa è “i bimbi si ammalano sempre e le madri appresso a loro. E i virus dei bimbi sono cattivissimi con gli adulti!”.

Da circa una settimana combattiamo una estenuante difensiva io e Nicolò contro virus e batteri. Io derelitta in una stanza con febbre anche a 39,5 e Nicolò ansimante come un carlino sul suo seggiolone. Fortuna per la suocera che è venuta ad arginare i danni di questa nave che rischiava di crollare a picco.

In compenso ieri sono nati due bimbi di due mie amiche ed è sempre molto bello quando una vita nasce. Quindi faccio gli auguri anche qui ad entrambe in particolare a Luisa per l’arrivo del suo piccolo (che poi tanto piccolo non è) Flavio.


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