martedì 20 maggio 2014

Tappeto gioco bambini: il progetto era un altro

Con l’arrivo della bella stagione era nata la necessità di avere un tappato da giochi dove Nicolò e i suoi ammennicoli potessero  di volta in volta esser  ospitati al parco, al mare, al lago etc.

Girando nel web ho trovato diversi tutorial carini da cui poter prendere spunto, ma tra tutti sicuramente quello che mi aveva colpito di più era quello di Chiara di Nella mia soffitta la cui fruibilità e i colori vivaci li ricordavo da quando aveva scritto il post.

Il tappeto di Chiara era quello che faceva proprio al caso mio!

Sono quindi andata nel  negozio di stoffe dove occasionalmente avevo fatto altri acquisti alla ricerca di stoffe colorate e vivaci per bambini. Risultato: Nada!

I tessuti dai colori accesi sembrerebbero essere solo appannaggio di fanciulle, mentre per i maschietti bisognava accontentarsi del bianco, celeste, blu e pochi altri tristi colori.

Non sapendo in quale altro negozio far un secondo tentativo, alla fine me ne sono uscita con una metratura di stoffa completamente differente da quella che cercavo, poco resistente allo sporco, e che probabilmente non avrei potuto usare all’esterno. Perfetto!

Non paga della deviazione del mio progetto iniziale, mi sono fatta appioppare anche un’imbottitura alta 4 cm per tutta la dimensione del tappeto.

“Beh un tappeto per far giocare il bambino deve per forza avere un’imbottitura, altrimenti povero bambino… Anzi te la consiglio minimo di 4 cm”
Mi aveva detto la commessa con un certo disappunto.

E così eccolo lì, io mi compravo anche l’imbottitura, perché senza quella ad un tratto mi sentivo una pessima madre e poi una pessima sarta.

Insomma il mio iniziale progetto era andato a farsi benedire senza colpo ferire.

A questo punto mi ci sono messa anche io, a complicare le cose!

 “Giacchè perché non sperimentare la tecnica applique?” mi sono detta “Così potrei scrivere qualcosa di originale sopra…. Qualcosa tipo… chessò…. Nicolò gioca”. Insomma una cosa veramente originale!

Alla fine dopo mille deviazione, qualche ritardo, qualche compro questo, ora ordino quello, no mi serve più stoffa per le lettere, le voglio grandi, sapete la scritta è originale, ci sono riuscita.

Avendo manie di grandezza non solo le lettere sono grandi, ma l’intero tappeto occupa mezza casa! Così la scritta originale si vede proprio bene.

Vi lascio le foto. Se fossi una sarta degna di nota avrei fatto un tutorial, ma essendo una sarta un po’ arronzona e molto autodidatta passo alla prossima. Comunque proprio per le mie basse capacità in materia, il progetto è semplice e non ci vogliono grandi doti per ricrearne uno simile, anche senza grandi spiegazioni.
Lascio quindi le foto per dar spunto a chi volesse ispirarsi.

Questo è il tappeto disabitato.


Ed ecco invece il tappeto abitato!


Non sarà perfetto nella fattura, ma Nicolò e i suoi ammennicoli sembrano non patirne più di tanto







Val bene una buona lettura,


O un riposino passeggero





martedì 13 maggio 2014

Aspettando in stazione il prossimo treno

E un giorno ti arriva nella posta del lavoro un interpello in cui viene dato a chi volesse l’opportunità di trasferirsi in un altro reparto, perché a più ristretto margine di personale. E se fino ad allora ad un tuo eventuale trasferimento non ci avevi mai pensato, dopo aver letto quella mail sei pronta a rimettere tutto in gioco.

In fondo in fondo, tu in quel reparto ci sei sempre voluta andare, hai sempre sognato un lavoro che ti portasse almeno due settimane al mese fuori dalla tua città, dalla tua scrivania, dalle tue scartoffie, un lavoro in cui si lavora in team e smezzi le tue responsabilità con gli altri, un lavoro che ti porta a conoscere il mondo, e che ti copre di soldi ogni volta che sei via.

Cavoli se non era allettante come proposta!

Tu hai le carte in regola per esser presa, tutti i requisiti che cercano, sei la persona giusta.

Ne parli con tuo marito e lui ti dice “è una bella opportunità, vai”.

Insomma tutto è  perfetto. Solo un piccolo particolare: Tu sei madre di un bimbo di otto mesi.

Per un attimo quasi te lo sei scordato. Per un attimo ti sei detta “ok, tanto poi una soluzione la si trova”.

“Due trasferte di quattro-cinque giorni al mese possono esser affrontate”.

Con un pò di buona volontà.

Con tanto sacrificio.

Con sacrificio forse non solo tuo.

Anzi sicuramente non solo tuo
.
Guardi tuo figlio e pensi


“Quando piangerà perché avrà fame non c’è nessun problema se ci andrà una baby sitter invece che la sua mamma, del resto l’importante è che mangi. Magari all’inizio ci rimarrà un po’ male ma poi se ne farà una ragione. I bambini mettono poco ad abituarsi ai cambiamenti, sono gli adulti invece che hanno difficoltà”


" Se mangia con la baby sitter magari poi i pantaloni glieli sporca a lei" 



“Si occuperà lei del cambio pannolino. Ora è pure facilitata dal fatto che la cacca la fa nel water con il riduttore. E' una donna fortunata”


“Ne devo trovare una brava, di fiducia, ma alla fine che ci vuole a lavare il culetto di un bambino?! Potrebbe farlo anche una ragazzina”


“Mi perderò i suoi momenti di gioco, ma la baby sitter potrà sempre raccontarmeli”


“E sarà lei che quando si addormenta sul divano distrutto dopo tanto gioco, lo spoglierà e lo porterà nel suo lettino. Peccato. Anzi forse meglio, così mi perderò il supplizio di doverlo svegliare per mettergli il pigiama”


“Spero che non le dia il bacio della buona notte, perché quello piace farlo a me. Basterà dirglielo”.


“Se si sveglia piangendo durante la notte Fab sicuramente potrà consolarlo. Se poi Fab quella notte è di turno, bisognerà lasciare casa alla baby sitter. Deve essere quindi una proprio fidata. Magari anche non giovane, che non usi casa quindi per portar gli amanti come è successo a quella mia collega”



“mi devo ricordare anche di trovare una baby sitter che abbia una montata lattea, perché Nicolò la notte si riaddormenta solo se attaccato al seno”


“Una situazione affrontabile, insomma”

Ed è così che cestini la mail, e ritorni alle tue carte. Ti ricordi che è appena finita la festa della mamma, non quella della donna in carriera.
 Quello non è il tuo treno, se è destino ne passerà un altro. Tu hai pazienza di aspettare.


PS: le foto sono il frutto del progetto fotografico "Vita con il Boss" svolto da Fab nel corso avanzato di fotografia tenuto da   Simone SbaragliaNella sezione dei corsi avanzati c’è anche Fab. 
Sbaraglia è uno dei fotografi naturalisti italiani che ha vinto più premi internazionali nel suo ambito. Guardate le sue foto e lasciatevi innamorare.

giovedì 8 maggio 2014

Sfida io ti colgo

Shaula mi ha invitato ad una sfida di poesia in questo post qui.

Come non poter accettare una sfida del genere  da una il cui intero blog trasuda poesia? Il tenzone lo accolgo con piacere, anche perché ho pensato ad una giovane poetessa, dal gusto sublime e la penna delicata, la cui fama è pronta ad esplodere, in Italia, nel mondo, nell’intero universo, nel creato: MIA SORELLA!

Questa poesia è dedicata al nipote (nonché mio figlio). Il poema è stato scritto in un pomeriggio del mio nono mese di gravidanza, quando poco prima del tramonto del sole, ce ne stavamo entrambe come due balene spiaggiate sulla battigia a gustarci l’ultimo addio del giorno.

Siamo in agosto in una spiaggia del Salento, in prossimità di una torre e di un porto: una donna gravida, una sorella poetessa  e un bimbo nuotante in una pancia. Chiudete un occhio e immaginatevi la scena, l’altro tenetelo aperto che vi serve  per leggere i versi.


ASPETTANDO NICOLO’

Sabbia dorata,
rilucente e calda.
Corrente d’acqua sorgiva
per rituali dimenticati.
Tra le caviglie
passa e spassa, per suo sollazzo,
un baluginare d’argentini.
Un gabbiano in volo plana
seguendo un peschereccio di ritorno
e cerca il suo pesce
tra l’incresparsi dell’acqua cristallina.
S’alza il vento di maestrale
 e all’ombra della torre
siamo noi.
Raccontami Nicolò
dei tuoi pensieri ,
di ciò che speri, dei sogni e giochi di bambino.
Un movimento nella pancia di tua madre,
sei tu che ridi,
e io son qui che ti aspetto.



Se volete leggere qualcos’altro della mia mitica sorella potete andare qui.

Non rilancio la sfida perchè mi sa che questo giochetto bene o male vi è già  toccato a tutti.

martedì 6 maggio 2014

Se vuoi una dritta

Era da tanto che attendevo il momento in cui avrei potuto accompagnare Nicolò al mare. Lo avevo portato al lago, ma il mare è un'altra cosa. Se poi il mare, è il mare dove sei cresciuta da bambina, è veramente un'altra cosa.

Io ho la fortuna di esser nata in uno dei posti turistici più belli d’Italia: il Salento. E’ da noi, cavoli ragazzi, il mare è proprio un’altra cosa.


Se in estate è bello condividerlo con tutti i turisti, in questo periodo dell’anno il mare è tutto nostro. C’è poca gente, poco chiasso, acque cristalline, niente chiappe al vento, niente racchettoni, niente di niente, o quasi niente.


Certo il tempo non sempre è bello, in questo periodo, e a volte conviene mettersi un giacchettino per ripararsi dal vento, perché si sa, il Salento è sole, mare e vento,  e lo è veramente, non tanto per dire.


Ma ad ogni modo un po’ di vento non ha mai fatto male a nessuno. Nessun grande viaggiatore si è mai intimidito davanti a qualche soffio di Eolo.


In spiaggia poi potreste decidere di portare, non un viaggiatore qualunque, ma il vostro piccolo e grande viaggiatore.

A volte certo può capitare che il piccolo esploratore ci si chiuda a libretto, sul suo materassino, ma anche questo non merita poi così spavento.


Basta attendere il passaggio di mamma o di papà, o di qualche altro buoncuore che la posizione da seduto la si recupera senza grossi danni.

Il problema, è più che altro, quando ci si chiude a libretto sulla spiaggia, finendo per sprofondare il viso paffuto tra i granelli di sabbia dorata. Quello è un problema! Un problema forse più per i genitori che per l’esploratore.



Salvo queste piccole parentesi dolenti, la spiaggia agli esploratori piace.


Sulla spiaggia, in fondo, si possono fare tante cose. Così ad esempio, vi dirò una banalità, con la sabbia ci si può addirittura  sporcare di sabbia,  senza esser rimproverati per questo.


Ci si puo’ andare poi  a lavare i piedi nell’acqua di mare e sentire le dita dei piedi fricciare per il freddo dell’acqua non ancora scaldata a dovere dal sole.



Si può tornare su lande più sicure sfruttando aggratis un passaggio dal proprio papà.


Si può scambiare qualche smanceria in volo con questo, per poi allontanarlo con disappunto quando l’affetto del lo stesso diventa stucchevole


Oppure si può guardare l’obiettivo con un certo distacco, chiedendosi perché i grandi sono così fissati con le foto


E infine si può fare la cosa più bella del mondo. Si possono toccare le nuvole lanciati dal proprio papà in cielo. Si, più o meno, aiutandosi anche con un po’ di fantasia.






Insomma in spiaggia si possono fare un sacco di belle cose.

Caro amico, ora è il piccolo esploratore che ti parla, e io mi rivolgo a te,

Proprio te, che stai scegliendo dove andare in vacanza, quest’estate.

Apri bene le orecchie che ho cose grosse da dirti.

Se non vuoi toppare la tua estate vieni in Salento quest’anno  che c’è un sacco di bella gente come me ad aspettarti. Bel mare, buon vino, bella musica.

Poi ti do una dritta, solo a te però , non dirla in giro. Rana dalla bocca larga. Se vieni in spiaggia trovi pure  mio padre che ti lancia in cielo fino a toccare le nuvole. Tu aiutati però con la fantasia, che lui in fondo, non è in grado.

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