mercoledì 24 aprile 2013

Limonare nella terra dei limoni


Il blog prende il nome in lungo e largo perché quando io e Fab eravamo ancora “caruseddi”amavamo molto fare piccole fughe fuori dalla città in groppa alla nostra (per l’esattezza all’epoca sua, ora diventata mia) panda azzurra.

Poi avvenne che ci sposammo, e andare in lungo e largo equivalse a dire girare per chiese, ristoranti, atelier di abiti da sposa, e municipi in preda alla grande macchina organizzativa del matrimonio.

Contemporaneamente in lungo e largo significò anche girare per mobilifici, ditte di maestranze varie,  municipi, banche.

Mettemmo su un bel matrimonio e una casa come piaceva a noi. Felici e sfiniti partimmo quindi alla scoperta dell’Africa e delle Mauritius, grazie al generoso contributo degli invitati al nostro matrimonio.

Tornati dal matrimonio, in lungo e largo indicò passare dalla cucina, alla stanza da letto, oltre che ai rispettivi lavori. Avevamo ferie residue zero, e soldi residui al minimo sindacabile, e quindi la buona condotta è stata una scelta più che altro obbligata.

Ora abbiamo maturato un po’ di ferie, tesorizzato un po’ di dindini…. Ma tatata…. L’arrivo di fagiolino si preannuncia una nuova grande rivoluzione della nostra vita.

Visto che ancora non siamo proprio in aperta sommossa, ma più che altro si sente l’ eco dei bombardamenti sopraggiungere da lontano, io e Fab ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto
“Fuga, prima che sia troppo tardi”.























Ci siamo quindi concessi  una fuitina in due, anzi due e mezzo, prima della grande rivoluzione

Inizialmente avevamo puntato Orvieto, ma poi guardando le previsioni del tempo abbiamo riformulato i piani: direzione sud, direzione sole!

Siamo così approdati a Sorrento in costiera.




Fortunatamente le previsioni metereologiche hanno saputo mantener fede alle loro promesse. Abbiamo potuto godere della cittadina al meglio: se dal Lazio in su pioveva, noi al contrario venivamo baciati dal sole.

Se “oh Sole mio” è nata a Napoli, una ragione ci doveva pur essere!


Era la prima volta che visitavo la costiera amalfitana, e pertanto ne sono “caduta in amore” come direbbero gli inglesi. Sono così “caduta in amore” che per poco non mi ci “rompo il grugno” come direbbe invece un napoletano.



L’azzurro del mare, il giallo quasi sfacciato dei limoni, l’odore delicato dei fiori che adornano i balconi sono riusciti a spazzare il grigiore dell’inverno.  L’ inverno che quest’anno sembrava proprio dover far fatica ad andar via.




 Ogni volta che visito un posto di mare del nostro stivale, penso a quanto siamo fortunati noi Italiani. Faccio questa riflessione, soprattutto dopo il mio viaggio di nozze alle Mauritius, posto idilliaco per carità, ma tolto la meraviglia della natura, tolto il villaggio turistico, non ti rimane altro.

Un turista nei nostri luoghi trova veramente tanti tesori, che spaziano dalla natura, alla cultura, al cibo, per poi continuare con l’artigianato, la storia, l’archeologia. Suppongo per tutte queste ragioni in Costiera abbiamo trovato più turisti americani che italiani. Sembrava tanto di esser in un film di Woody Allen, in cui il classico Americano viene in Italia e si scontra con i tanti stereotipi che caratterizzano la nostra nazione, uno tra i tanti, l’ assistere ad una partita di calcio di scugnizzi davanti al sagrato di una chiesa, al cui interno si celebra un matrimonio.


Ad ogni modo, l’Italia ringraziando è anche questo: libertà di espressione.


Questo viaggio come famigliola in fase di assestamento ci ha portato anche una bella emozione: i primi solletichini dei pieduzzi di fagiolino. Non c’è bisogno di descrivere quanto sia emozionante avere la percezione reale che dentro a quel tuo pancione che cresce di giorno in giorno ci sia veramente qualcuno.

Ogni volta che andavo dall’ecografista, nei mesi precedenti,  in quei pochi secondi che precedevano l’accensione dello schermo io avevo sempre paura di non riceverne un’immagine in cambio, di non sentire il cuoricino battere, che insomma qualcosa fosse andato male senza che io me ne fossi resa conto. E invece da quei giorni di Costiera ho due pieduzzi che mi dicono  “Se pensi ancora che qualcosa possa andare storto ti arrivano due pedate e vedi dove ti faccio arrivare”.


Ma questa era una piccola dolce divagazione a questo nostro viaggio. Scusatemi, ora riprendo.

Il secondo giorno abbiamo abbandonato Sorrento per buttarci alla scoperta  di  Positano. E se Sorrento è bella, Positano è meravigliosa. Oserei dire anche, cara addannata  (per intenderci due pizze e un antipasto 50 euro, mentre a Sorrento due primi a base di pesce, un antipasto e dolci 32 euro). 

Il messaggio quindi è che Positano è bella, e quindi amico ha’ da pagà!




Ed effettivamente una cittadina dalle abitazioni, rosso pompeiano, giallo crema e bianco candido, completamente arroccata sullo schienale di un monte, che scivola languida verso il mare, non è cosa da poco. E’ cosa che solo noi Italiani possiamo permetterci. E scusasseci!




 L’artigianato locale, in bella mostra ai lati delle stradine ripide e delle viuzze scoscese che ti chiama e ti dice “E spendili sti due spiccetti che ti sono rimasti da pranzo”, non è cosa da tutti, è cosa per richiamare Americani e  polli Italiani.

Presenti siamo noi!


Insomma finiti quei due spiccetti che avevamo e finito il tempo a nostra disposizione  siamo tornati a casa, con un buon quantitativo di cazzatelle  come  d’obbligo da ogni bel viaggio. Tra le cazzatelle si annoverano una casacca come una di quelle raffigurate in foto, che potrò mettere forse per altri quindici giorni visto il mio pancione in continua espansione, una sciarpina estiva che ancora mi chiedo perché me la sia comprata e una busta di limoni giganteschi che non so come utilizzare.

Insomma se volete anche voi “cadere in amore” per una cittadina e "sbatterci il grugno" la costiera amalfitana offre l’imbarazzo della scelta. E spendeteli sti due spiccetti!!!!!


lunedì 22 aprile 2013

Pietre a mare

Una volta, avrò avuto dodici anni, mi arrabbiai con i  miei genitori,  non ricordo nemmeno piu' il motivo, e allora presi il mio cane e uscii di casa.

All' epoca eravamo una delle poche famiglie che abitavano al mare se si escludevano le famiglie dei pescatori. Stavamo ristrutturando la casa in paese e questo spiegava il perché vivessimo nella marina anche durante la stagione invernale.

Arrabbiata come ero, in sola compagnia del cane mi diressi verso gli scogli, e saltellando tra un masso e l'altro raggiunsi l'acqua. Iniziai quindi a buttar pietruzze verso il mare.

Dopo un quarto d'ora si accosto' una macchina con due ragazzi piu' grandi di me di otto dieci anni. I giovani uscirono e mi chiesero se andasse tutto bene.

Io risposi si, senza degnarli di uno sguardo. Loro però non sembravano voler demordere facilmente.

- Sei scappata di casa? - Aggiunsero.

Io risi, ero disperata ma non fino a quel punto!!! Mi girai verso di loro e li  tranquillizzai, la situazione era sotto controllo.

I ragazzi, rimisero in moto la macchina e partirono, io ripresi a tirar sassi in acqua.

A volte, come questa, mi manca il mio mare dove far annegare la mia rabbia. A volte, come questa sono stanca di sentire chi si arroga il diritto di prendere decisioni per mio conto: Sono primipara mica idiota!

La situazione è sotto controllo, ho solo voglia di buttare pietre a mare

venerdì 19 aprile 2013

Scusi dottore.....

- Fab il dottore quando ha detto che sarebbero stati pronti i risultati dell’amniocentesi?

- Dopo quindici giorni dal prelievo

- Ma se chiamassimo lunedì?

- Ma ne sarebbero passati solo dodici… .

- Vabbè dodici, quindici….. io penso che quindici fosse un numero indicativo… magari sono arrivati prima del tempo…. Prima sappiamo i risultati e meglio è

- Ok… allora chiama lunedì

- Chi io?!?! Ma che sei matto???? E se poi mi dice che c’è un problema?!?! No ti prego chiama tu?!?! Se c’è un problema preferisco saperlo da te…. Tu sai come prendermi…. Il dottore non so… secondo me non avrebbe abbastanza tatto…..

- Lo sai che odio quando mi mandi a parlare con i medici al posto tuo…. Dovresti farlo tu… E’ compito tuo… come quando pretendevi che andassi al laboratorio d’analisi a chiedere il costo di un tampone vaginale?!?! Sarebbe stato più umiliante di quando le mie sorelle mi mandavano a comprare gli assorbenti al supermercato…. L’analisi sarà andata bene… chiama tu!

- Fab per favore io non ce la faccio… fallo tu…. Ti preparo il salame di cioccolato il prossimo week-end

- Ok chiamo io

Lunedì ore 13.00 

- Fab hai chiamato il dottore?

- Si, ma ha detto che era troppo presto… Bisogna chiamare o giorno 17 o giorno 18

- Ti è sembrato tranquillo… vero? Non è che ci sta nascondendo qualcosa? O non è che me la stai nascondendo tu?

- Bussola smettila con queste paranoie…. Se non mi credi la prossima volta chiama tu!

- Ok… ok… ti credo… in fondo perché ci dovrebbe nascondere qualcosa? Vero? Non dici?

Mercoledì 17

- Oggi è giorno 17 i risultati dovrebbero esser pronti… che dici? Chiami?

- Chiamiamo il 18 così siamo sicuri…. Non mi va di chiamarlo duecentomila volte…

- Ok, chiamiamo domani…. Poi 17 è anche un brutto numero….io non ci credo…. però…..sai com’è?!?! 

Giovedì 18 

- Pronto Bussola?

- Si….

- Ho chiamato … .

- E beh ?

- Ha detto che tuo figlio non ha preso da te

- In che senso????

- Tuo figlio è normale!!!!….. ha ogni cosa a suo posto… nessuna malattia grave…..

- Dai?!?! Ma anche io sono normale!!!!

- No tu sei scema…. E tira su quella lacrima….

- Ma che ne sai che c’è una lacrima affacciata alla finestra?!?! Sei al telefono….

- Perché ti conosco come le mie mutande

mercoledì 17 aprile 2013

Si progettano cambiamenti


In casa Bussola si progettano i cambiamenti:

Si smontano le scrivanie, si aggiungono mensole agli armadi, si comprano le grucce da bambino alla Prenatal in scorte plausibili solo per miss Italia, si ordinano su internet mobiletti da computer, si attendono all’arrivo, e si rinviano al mittente imprecando contro il sistema perché ci si è accorti che sono tutti difettati. Si fa anche altro.

Si commissionano lavori di muratura per creare dei soppalchi, nuovi ripostigli, verande coperte a vetri, perché Fab è così, è ingegnere. Lui quando ha saputo che sarebbe diventato padre la prima cosa che ha fatto è stata quella di aprire l’armadio della seconda stanzetta e riflettere sul numero di mensole da ordinare per l’arrivo dell'erede.

Lui ha progettato in questi mesi i cambi di mobilia, di arredi, di accessori per l’entrata del pargolo al mondo. Mentre Bussola parlava con gli uccelli, con i morti, con i Santi, e con l’intera famiglia celeste pregando che andasse tutto bene, Fab telefonava a muratori, vetrai, grandi magazzini, buttando su carta schizzi che poi venivano completamente modificati.

Bussola al momento, tranquillizzata dalla fidejussione contratta con l’uccellino, firmata a suon di bricioline quotidiane tra un’analisi del sangue, delle urine, un’ecografia si lancia ora alla ricerca della scelta di un asilo nido.

Sotto casa di Bussola c’è un asilo nido che fino a qualche giorno fa sembrava perfetto per accogliere il principino. Da un po’ di tempo però le cose son cambiate.

Una vicina di casa le ha detto che sull’asilo nido in questione girano brutte voci. Si mormora infatti che i bambini sono in eccesso rispetto a quelli ammessi da regolamento, e per questo vengono nascosti durante le ispezioni, che in estate vengono lasciati ad essiccare al sole nel giardino senza punti d’ombra e quindi innaffiati di tanto in tanto per evitar collassi, che il cibo è pessimo e la malasanità dilagante.

Bussola ieri sera ha fatto quindi un sogno. Ha sognato di entrare nell’asilo nido con il cucciolo. E’ stata accolta da una giovane maestra che con un caloroso saluto le ha fatto dono di una chiava. “Si scelga il suo armadietto” ha detto la giovane donna “può metter lì il suo bambino. Passiamo loro il cibo a mezzogiorno. Faccia attenzione a non perder però la chiave, in modo che la sera quando tornerà non avrà problemi a trovar l’armadietto in cui è custodito al sicuro il suo bambino”

Bussola dopo il sogno ha deciso che cambierà asilo indipendentemente dalla fondatezza delle voci.

venerdì 12 aprile 2013

Tempo


A volte vorrei che ci fosse un negozio in cui si vendesse il tempo,

ne comprerei uno scampolo per me,

e mi ci confezionerei una gonna larga e colorata, di quelle grandi che quando giri dentro si gonfian tutte

lo farei per imparare ad assaporare la vita senza doverle affannosamente correr dietro,

ne comprerei poi un brandello per il mio uomo,

con cui gli cucirei un giaccone morbido in cui ripararsi nei giorni brutti, quando tira vento

perchè ogni istante è prezioso e non bisogna mai sprecarlo,

non mi dimenticherei di mia sorella e ne cercherei un pezzo anche per lei,

un pezzo bello e sgargiante, perchè possa avere tutto il tempo di realizzare i suoi progetti

uno lembo per i miei genitori,

perché la stoffa del loro cappotto pian piano si consuma,

e non voglio che loro patiscano il freddo,

e quindi uno scampolo per i miei nonni,

perché io possa cucirli una coperta pesante in cui restar  caldi nella lunga notte.

Con i soldi che mi restano

ne comprerei un drappeggio per mio figlio

perché io possa costruirgli un aquilone,

con uno spago lungo, lungo, molto lungo

per far volare sempre più in alto i suoi sogni,

e con l’augurio

che di tempo lui  possa non esserne mai privo.

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