“Fai cacca, fai cacca!!!” diceva l’ostetrica, una ragazza
dolce, con i capelli lisci castani che le incorniciavano un viso da brava
ragazza. Mi teneva le gambe aperte bloccate per le caviglie e mi incitava a
spingere.
Nella stanza risuonava il cardiotografo. Il battito del
bambino era incalzante poi ad ogni contrazione si perdeva. Io spingevo,
simulavo di fare la cacca come mi aveva spiegato la ragazza, incanalavo la
forza prorompente della contrazione spingendo verso il basso, e guardavo il
foglio di carta uscire dal cardiotografo.
Ogni volta che c’era la perdita del battito cardiaco, la linea
del battito si interrompeva. Rimanevo in apnea io in quel silenzio che durava
qualche secondo. Sospesa in quello spazio bianco, di linea frammezzata.
“E’ normale, capita, probabilmente avrà qualche giro di
cordone ombelicale intorno al collo”.
A me non sembrava usuale.
“Fai cacca, fai cacca!!!”
Un’altra fitta lancinante. Vedevo le stelle.
“Vi prego toglietemi l’ossitocina, non ce la faccio”
Ero stata calma, gentile. Anche nel dolore più acuto avevo
mantenuto il controllo. Mentre in una stanza accanto alla mia si sentivano urla
strazianti di donna, io rimanevo composta anche nel dolore. Non volevo creare
problemi, volevo solo che finisse tutto in poco tempo e volevo solo conoscere
mio figlio.
Quel “Vi prego toglietemi l’ossitocina” lo avevo implorato,
detto frammezzato tra i denti, sussurrato dalla lingua misto al sapore di
lacrime.
“Non possiamo, proprio ora che le contrazioni sono diventate
perfette” mi aveva risposto la ragazza, mostrandomi dal foglio sputato fuori
dal cardiotografo dei picchi alti e stretti a decorso regolare, immagine delle
mie contrazioni
“Se vuoi possiamo fare un’altra epidurale”
Il travaglio era partito da venti ore. Venti ore che mi erano
sembrate un tempo infinito. Interminabili come venti anni. Un’intera notte ad
aspettare che il parto si aprisse, un’intera mattinata ad attendere che le
contrazioni diventassero dell’intensità giusta, e poi quando finalmente mi ero
ritrovata a spingere e a pensare che di lì a poco tutto sarebbe finito, mi
ritrovavo in quella stanzetta a macinare acqua.
Spingevo, ma dopo venti ore di travaglio non avevo più
nemmeno la forza di muovere i pensieri, figuriamoci il corpo.
“Come va qui?”
Disse la mia dottoressa, appena entrata nella stanza a
controllare, sorridendomi con la sua encomiabile dolcezza
“Il bimbo si è incanalato, sento la testa, ma non scende. E’
bloccato all’altezza del gomito del canale”.
L’ostetrica fece spazio alla
dottoressa perché potesse controllare anche lei.
“Voglio il cesareo, non è possibile avere un cesareo?”
Per l’ennesima volta le parole mi uscivano come una
supplica.
“Ma come un cesareo? Dopo tutto questo?”
Non capii il senso di quelle parole, e nella concitazione di
quei momenti mi ritrovai a desistere al primo tentativo, completamente in balia
di quegli istanti.
La dottoressa mi spiegò che avrebbe chiamato un suo collega,
per decidere insieme. Dopo poco vidi far capolino dalla porta i due camici
bianchi.
Il nuovo dottore fu scortese. Sferzante. Glaciale.
“Lei è poco collaborativa, quando le dicono spinga deve
spingere, così non andiamo da nessuna parte!”
Erano venti ore che non mangiavo, non dormivo preda solo di
dolori da contrazioni. Non avevo un filo di energia , ma quel poco che mi
restava l’avrei volentieri usata per spaccare la faccia a quel dottore.
Che ne poteva sapere di come si stava nella mia condizione? Perché
non ci si metteva lui su quel lettino a spingere una parte del corpo che ti è
intima ma allo stesso tempo estranea?
Lasciai che il silenzio portasse via le sue arroganze, e i
miei dissapori.
“Che ne dici se facciamo la manovra?” disse la dottoressa al
collega
Il dottore si raddrizzò sul collo come un cappone, a voler
indicare il suo non completo accordo sull’ipotesi.
Poi alla fine l’idea della
manovra fu quella che prese il sopravvento.
“Ora ti portiamo una stanza e ti diamo una mano in questo
parto, ma tu devi mettercela tutta”
Quelle parole mi scivolarono addosso come acqua fresca in
bocca dopo una lunga corsa. Finalmente vedevo una fine. Non ce la facevo più.
Ero arrivata. La cosa si era rivelata al di sopra delle mie capacità. Mi
avessero fatto qualsiasi cosa, a me andava bene, basta poter veder l’epilogo di
quella giornata e quindi il volto di mio figlio.
Mi trasferirono in sala operatoria. La sala si gremii di
medici. Capii che quello che stava per succedere era qualcosa di non ordinaria
amministrazione.
Mi si avvicinò il dottore e mi parlò questa volta con voce
calma e stranamente amabile. Percepii la tensione sul volto di tutti.
“Il tuo bambino è rimasto bloccato all’interno del canale.
Tu non riesci a spingerlo fuori, proviamo quindi ad intervenire noi da fuori.
Prima la dottoressa e poi io spingeremo sulla tua pancia. Quando senti la
spinta tu devi spingere insieme a noi altrimenti sarà doloroso. Hai capito?”
Annuii
“E’ importante che tu spinga”
Annuii per la seconda volta.
La dottoressa cinse un lenzuolo ad una sponda del lettino.
Tutti presero posizione come soldatini di latta per gioco delle mani di un bambino.
“al mio tre” disse la dottoressa.
La sentii contare: l’uno, il due …il tre non lo percepii. Mi
sentii scaraventata in cielo dal dolore e poi da lì ricadere rovinosamente
sulla terra. Aveva spinto con i gomiti sul mio pancione, tenendosi aggrappata
al lenzuolo saldato al lettino. Il dolore era stato inimmaginabile.
Dalle gambe avevo sentito sgusciare fuori qualcosa. Nessun
pianto. Niente. La spinta non era stata del tutto sufficiente. Non avevamo
finito.
Questa volta si mise in posizione il dottore. Per la seconda
volta morii dal dolore, per poi riprecipitare sul mio lettino di ospedale.
Una sensazione di qualcosa che sguscia dalle gambe. “Si era
incanalato con il braccio” dissee qualcuno “ecco perché si era incastrato”.
Un pianto irruppe nella stanza. Un pianto che io percepii
infrangere le finestre della stanza, disperdersi per le colline, raggiungere le
vette della montagna, correre sulle ali dei gabbiani, sospinto dal vento, dalla
vita, da Dio.
Un pianto che mi rendeva madre. Un pianto che mi faceva
partecipe di quel grande miracolo che è la vita.
Ce l’avevamo fatta. Io e mio figlio ce l’avevamo fatta
Sto piangendo, tremando, quasi vomitando.
RispondiEliminaIo a causa del mio parto ho iniziato un percorso di psicoterapia. E poi dicono che la nascita è una cosa bella, naturale, spontanea e bla bla bla.
Grazie delle tue parole bussolina: leggere altre esperienze fa comunque sempre bene al cuore.
Lo so... la gravidanza ci ha reso vicine per quanto lontane... uno smack al tuo capolavoro... ricorda che io ti aspetto a Roma
Eliminatremendo e meraviglioso così com'è anche la vita....grazie:-))
RispondiEliminaDavvero, doloroso quanto emozionante... ma chi se lo scorsa più quel pianto che ti ha inondato il cuore?
RispondiEliminaSabina partecipa pure tu... che il tuo bimbo è veramente fuori gli standard e il tuo parto mi incuriosisce molto
EliminaMi hai fatto venire la pelle d'oca, e grazie di aver partecipato!
RispondiEliminagrazie a voi per l'iniziativa.... mi è piaciuto rituffarmi in quei momenti
Eliminameraviglioso racconto... un abbraccio
RispondiEliminabhuauuuaaaaah non puoi fare questo ad una donna in pieno ormone ;-)
RispondiEliminaCavoli sei stata bravissima! Io sarei capitolata al cesareo ben prima...anche se e' vero che quando sei in ballo, balli...e le forse in qualche modo le trovi - e' proprio un miracolo.
Hai ragione sfolli.... Ti chiedo scusa.... Il viso mio sotto i piedi tuoi :) come dicono a Napoli
Eliminahehhehe ma io scherzavo, e poi e' una storia troppo commovente per non raccontarla! :-)
Eliminabelllllllllloooooooooooooooooooooooo.
RispondiEliminache brividi! sei stata bravissima!
RispondiEliminaLa tua descrizione è stata incredibile, anche a me hanno fatto la manovra di Kristeller (e non solo)...quel dolore che ora io sento tanto lontano ci ha fatto diventare madri. ;) Kiki
RispondiEliminaoddiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiioooooooooooooooo sei diventata madre?!?!?!? Auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Devo venire a leggere
EliminaGrazie! e grazie a questa idea ti ho scoperta ;-)
RispondiEliminaQuale amorissimissimo. Noi donne spacchiamo tutto e tutti ♡
RispondiEliminaMi hai commossa!!!
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