sabato 30 marzo 2013

L'odore dei ricordi e della carta vecchia


Tornare alla mia casa di Lecce per le vacanze Pasquali o Natalizie, è sempre una buona occasione per fare un tuffo nella mia infanzia.
In genere in questi periodi nei ricordi un po’ mi trastullo. Adoro leggere vecchi temi delle elementare, sfogliare le foto da bambina, o giocherellare con i miei primi vestitini, le mie prime scarpette.

Quest’anno poi, questo gioco dei ricordi, acquista un sapore un po’ diverso.
Rovistare in quelle vecchie cose con mia madre, è stata anche un’ottima occasione per selezionare qualche cosa che possa essere utilizzata per Fagiolino.
Abbiamo quindi messo da parte un piccolo corredino, prezioso come lo è lo scrigno dei ricordi. Lenzuolini ricamati a mano, con la precisione delle sarte di un tempo. I colori pastello sfumati sembrano spennellati sulla stoffa più che ricamati. La cura dei dettagli è impressionante.

I lavori di un tempo acquistano un sapore agrodolce se guardati con gli occhi di oggi. Lavori così preziosi forse venduti ad un prezzo non del tutto adeguato.
 Un altro tesoro che Fagiolino erediterà saranno i miei libri di infanzia. Non subito ovviamente, ma quando sarà maturo abbastanza da apprezzarne il valore.
Li conservo tutti, e probabilmente ricordo le loro trame meglio degli ultimi libri letti quest’anno.
Tom Sawyer, I ragazzi della Via Pal, Il libro cuore, Pattini d’argento, L’incompreso, e così via.

Il primo libro che mi venne regalato fu Piccole Donne. Un grande classico. Stampa 1982.

Ancora non sapevo leggere, il libro mi venne letto tutto da mio padre. All’epoca mia sorella era piccola, e alcune pagine risentono del suo temperamento artistico negli anni successivi.

Poi successivamente imparai a leggere e Piccole Donne Crescono e I ragazzi di Jo li lessi da sola. Lentamente ma sola. Il mio preferito, ad ogni modo, rimase sempre Piccole Donne.
Sono poi della fase un po’ più adulta i libri Rossella, Marilù, Una ragazza acqua e sapone, Dolce Inganno, Quando un amore. Erano libri adolescenziali, che trattavano in maniera molto delicata la magia dei primi amori.
Quei libri li lessi con una maggiore avidità. Ormai nella lettura era diventata più spedita o forse, gli ormoni iniziavano a bussare alla porta.
Poi di libri con gli anni, ne comprai di più, sempre di più, forse anche troppi. Anche libri che non mi colpirono particolarmente, ma che comunque finii di leggere, perché abbandonarli mi sembrava oltraggioso. Ho sempre sperato nel finale d’effetto, per quei libri così e così.
Ho letto libri che mi hanno rapita, affascinata, ammaliata, ma a nessuno di loro ho mai regalato il mio cuore come quei primi libri di infanzia.

martedì 19 marzo 2013

Parlo agli uccelli come Del Piero


Durante il periodo di capodanno 2013 sapevo che ero in attesa del ciclo di lì a pochi giorni. A conferma di ciò sentivo anche sopraggiungere quei malefici doloretti emissari nefasti dell’arrivo del ciclo.

Per quanto una cerca sempre di prepararsi ad una probabile delusione mensile, all’arrivo dei doloretti non si è mai sufficientemente preparati. Ovvio questo sempre se si è in cerca di una gravidanza.

Ad ogni modo, non divagando, io ebbi il mio primo giorno di doloretti ma nessun ciclo. Ovvio come da copione, quei maledetti a volte si preannunciano prima, a volte dopo, a volte per niente. Tutto per aiutare un sistema nervoso già abbastanza instabile. Per queste motivazioni, non mi ci illusi più di tanto.

Ricordo che quella notte sognai che il ciclo si fosse effettivamente presentato all'appuntamento. Al mattino, al mio risveglio, di lui ad ogni modo nessuna traccia.

Secondo giorno, stessa cosa, doloretti, ma niente ciclo. Mi sarebbe piaciuto illudermi, ma non era certo la prima volta che certi segnali si prendevano gioco di me.

La seconda notte sognai un uovo di uccello. Ricordo che nel sogno rimasi colpita da quanto fosse, bello e perfetto nella sua forma. Non ricordo altro, solo la perfezione dell’uovo.

Il terzo giorno i doloretti passarono. Poi nei giorni successivi tornarono saltuariamente a farmi visita ma sempre più leggeri.

Del ciclo, invece no news.

Avrei potuto fare un test per togliermi ogni dubbio, ma considerando che nei mesi precedenti ero diventata socio di maggioranza della clearblu per i soldi che avevo fatto guadagnare all’azienda in test di gravidanza sulla base dei miei fantomatici “questa volta è quella giusta!” io e Fab decidemmo di aspettare un po’ prima di correre a fare il test. Tanto se lo ero o non lo ero di sicuro un test non avrebbe cambiato il corso degli eventi.

Passò così la prima settimana tranquilla e oziosa. Una sola settimana ci sembrò ancora poco e decidemmo di aspettare anche una seconda. Il sabato della seconda avremmo fatto il test.

Il venerdì della seconda settimana comprai il test ma quando ci alzammo il sabato mattina nessuno dei due aveva il coraggio di imbattersi in un faccia a faccia con il numero di lineette che si colorano o meno.
Essendo dei cuor di leoni ci siamo guardati in faccia e ci siam detti

-         -  Senti abbiamo aspettato due settimane aspettiamone pure tre. Se con due settimane abbiamo buone possibilità di esser “incinti” con tre ne abbiamo quasi la certezza. -

Il sabato è passato quindi nella beatitudine tipica dei cuori pusillanimi.

Il giorno dopo , la domenica quindi, però mi sono alzata con un friccicorio nel cuore. Fuori era una bella giornata, c’era un sole tenue che rendeva tiepida la mattina di metà inverno e gli uccelli cantavano chiassosi dal giardino su cui si affaccia il mio balcone.

Ho pensato all’uovo che avevo sognato nei giorni in prossimità al capodanno, agli uccelli fuori che quella domenica cantavano, ho unito le due cose ed ho pensato che fosse tutto un buon segno del destino.

       " Fab faccio il test "

Ho gridato e mi sono infilata in bagno.

Fab mi ha risposto un ok, tra i denti, a mezzo tono, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, come se di hobby io facessi test di gravidanza.

Per tenere la mente più lontana da certi pensieri si è messo a stendere le robe. Perché gli uomini sono così, nei momenti più impensabili, fanno le cose più impensabili.

Sono uscita dal bagno pochi minuti dopo in lacrime. Non riuscivo a parlare. Piangevo, singhiozzavo.
Fab convinto che fosse l’ennesima delusione è andato in bagno per accertarsene. Quando ha visto il risultato del test, ha capito che le mie non erano lacrime di  disillusione ma di commozione.

Abbiamo gioito insieme, ci siamo esaltati, abbiamo fatto il giro delle telefonate dei parenti stretti, abbiamo pianto, abbiamo fatto veramente di tutto quel giorno.

Poi Fab ha iniziato a progettare i cambiamenti da fare per la seconda stanzetta, le mensole da aggiungere nell’armadio, pensare a dove spostare il computer, e dove la scrivania, quindi in che direzione mettere la culletta. Così d’amblais, con un solo test positivo, era già diventato la reincarnazione di Enzo Piano de noartri. Questo sempre perché  gli uomini sono così, nei momenti più impensabili, fanno le cose più impensabili.

Avere un test positivo in saccoccia significa tanto, ma non significa tutto.

Dovevo fare le beta, e vedere se erano effettivamente buone. Poi una volta fatte dovevo vedere se crescevano sufficientemente. Poi dovevo fare l’ecografia e capire se c’era un cuore. E se quel cuore batteva e come batteva. E poi c’era da superare tutto il terzo mese, quello a rischio d’aborto.
Insomma per una cuor di leone come me, ogni test, ogni analisi era sempre un trip di ansie e paure.

Mi davo forza cercando gli uccelli in cielo.

Prima di ogni visita mi affacciavo fuori dal mio balcone e se vedevo degli uccellini cantare, o volare pensavo “è un buon segno, andrà tutto bene”. A tutte le visite ho sempre cercato gli uccelli, e gli ho sempre trovati. Le visite sono sempre andate bene.

Poi è stato un uccellino un giorno che ha cercato me. Si è poggiato sul mio balcone ed è rimasto lì qualche minuto a riposare. Ha camminato un po’ lungo il cornicione e poi se ne è andato.

Vi lascio immaginare la mia faccia. Abito al terzo piano e sul mio balcone difficilmente si fermano gli uccelli, soprattutto quelli così piccolini, che generalmente volano  più bassi.

Il giorno dopo è venuto di nuovo.

E’ inutile dire quanto la cosa mi sembrò straordinaria e in qualche modo magicamente legata alla mia gravidanza.

E se un uccellino veniva a trovarmi per due volte di seguito, mandarlo via senza neanche una briciolina,  mi sembrava veramente segno di cattiva maleducazione.

Presi così l’abitudine di mettere qualche briciolina sul balcone. Il primo giorno non successe nulla. Il secondo neanche. Il terzo il piccolo pennuto venne a trovarmi e apprezzò il mio tentativo di amicizia.

Successivamente venne alcuni giorni si altri no. Io ho sempre messo le bricioline. Lui lo ha apprezzato.

Ora siamo amici. Ora parlo all’uccellino come Del Piero.

Lui viene sempre, anche con la pioggia, anche con le piume bagnate. Purtroppo non sempre trova le briciole, a volte il vento le porta via.

Spero arrivi presto la bella stagione, per me e per lui.

Le cose vanno bene. L’uccellino mi tranquillizza. E io gli voglio credere



sabato 16 marzo 2013

Il bello e il meno bello


Cose belle della gravidanza:

  •          Puoi mangiare tutti i dolci che vuoi e se la gente ti guarda con aria circospetta tu puoi rispondere “è il fagiolino che ne aveva voglia mica io”
  •           Il tuo seno si pompa e anche se è diventato solamente come quello delle donne normodotate tu ti senti Pamela Anderson
  •          Al supermercato puoi scegliere la fila delle donne in gravidanza e superare tutte a testa alta con un impeto di orgoglio
  •          Tuo marito diventa schiavo di ogni tuo desiderio, non approfittarne sarebbe un oltraggio al genere femminile
  •          I tuoi capelli diventano più belli della criniera di mio minipony
  •          Ricevi regali telefonate e dimostrazioni di affetto dalle persone che ti vogliono bene come non ti accadrà mai più nella tua vita


Cose meno belle della gravidanza


  •           Annunci il tuo stato interessante al tuo capo e ai tuoi coordinatori e ricevi lo stesso entusiasmo della notizia della caduta delle torri gemelle
  •          La tua pelle diventa così secca che ci potresti grattugiare il formaggio
  •           Sulla metropolitana nemmeno se prendi a panciate la gente seduta qualcuno si muove a pietà per darti il posto
  •           Non puoi bere alcolici, magiare verdure non cotte o insaccati e quando vedi qualcuno che lo fa ti senti come un tossico in piena crisi di astinenza
  •           Sei molto più soggetto ai raffreddori. Dopo una settimana di influenza e mal di testa... Una settimana di pioggia e brutto tempo.... Una settimana di arresti domiciliari.... Una settimana in cui a casa cerchi svago con tutto anche con la lucidatura dell'argenteria... Capisci che di noia non si muore perché tu altrimenti saresti già morta

mercoledì 13 marzo 2013

Gli altri siamo noi

La sclerosi multipla (SM), chiamata anche sclerosi a placche, sclerosi disseminata o polisclerosi, è una malattia autoimmune cronica demielinizzante, che colpisce il sistema nervoso centrale causando un ampio spettro di segni e sintomi. La malattia ha una prevalenza che varia tra i 2 e 150 casi per 100 000 individui. La sclerosi multipla colpisce le cellule nervose rendendo difficoltosa la comunicazione tra cervello e midollo spinale. Le cellule nervose trasmettono i segnali elettrici, definiti potenziale d'azione, attraverso lunghe fibre chiamate assoni, i quali sono ricoperti da una sostanza isolante, la guaina mielinica. Nella malattia, le difese immunitarie del paziente attaccano e danneggiano questa guaina. Quando ciò accade, gli assoni non sono più in grado di trasmettere efficacemente i segnali. Il nome sclerosi multipla deriva dalle cicatrici (sclerosi, meglio note come placche o lesioni) che si formano nella materia bianca del midollo spinale e del cervello. Anche se il meccanismo con cui la malattia si manifesta è stato ben compreso, l'esatta eziologia è ancora sconosciuta. Le diverse teorie propongono cause sia genetiche, sia infettive; inoltre sono state evidenziate delle correlazioni con fattori di rischio ambientali. La malattia può manifestarsi con una vastissima gamma di sintomi neurologici e può progredire fino alla disabilità fisica e cognitiva. La sclerosi multipla può assumere varie forme, tra cui quelle recidivanti e quelle progressive. Al 2013, non esiste una cura nota. Alcuni trattamenti farmacologici sono disponibili per evitare nuovi attacchi e prevenire le disabilità. La prognosi è difficile da prevedere e dipende da molti fattori, mentre la speranza di vita è di circa da 5 a 10 anni inferiore a quella della popolazione sana.

L' AISM organizza ogni ANNO una serie di iniziative a sostegno della ricerca sulla sclerosi multipla. L'ultima in ordine temporale è quella dello scorso week-end con la vendita delle gardenie per la raccolta fondi.

Generalmente partecipo sempre a questo tipo di iniziative , per diversi motivi. Provengo da un ambiente di ricerca medica e so quanto questo ambito sia maltrattato in Italia, so cosa significa quindi essere ricercatore in Italia, praticamente tanto entusiasmo quanto pochi soldi. Adoro le piante, e comprarle per una giusta causa mi fa sentire meglio con me stessa. Penso, inoltre, che la frase della canzone "gli altri siamo noi" noi siano solo parole messe in fila. Conosco una ragazza della mia età, bella, simpatica, allegra, con molti amici, simile a me se non per il fatto che lei ha la sclerosi multipla e io no. Penso che lei non abbia fatto nulla per meritarsela e io nulla per evitarmela. Lei potevo essere io. Per tutti questi motivi ecco la mia nuova pianta a casa.

 

Ho chiesto un contributo per il blog ad un'altra ragazza come me, Rita I., della mia età, con il mio percorso di studi, bella, allegra, con molti amici che come me non ha la sclerosi multipla ma che a differenza di me dedica una buona fetta del suo tempo libero a questo tipo di iniziative. E questo è il suo contributo per voi.

Sono Farmacista di professione, e  volontaria per passione!
Mi sono avvicinata al mondo della Sclerosi Multipla qualche anno fa, per motivi di lavoro, seguendo un progetto di monitoraggio d’uso dei farmaci per questa patologia. Non si può non rimanere emotivamente coinvolti da una malattia che colpisce per lo più ragazzi della tua età, della quale non si conoscono ancora bene le cause, né la cura.
Questo mi ha portato ad approfondire le mie conoscenze attraverso le parole di chi vive tutti i giorni questa battaglia con il libro di Fabrizio Sparta “Un' estate con il mostro: vivere, piangere e ridere con la sclerosi multipla”
So quanti problemi di sopravvivenza ha la ricerca scientifica in Italia e ho deciso di dare il mio piccolo contributo scendendo in piazza a sostegno dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), prendendo parte ai banchetti di raccolta fondi. 
Sono vicina ad AISM tutto l’anno: in primavera con le gardenie, in estate con la settimana nazionale per la Sclerosi Multipla e in autunno con le “mele per la vita”.
Queste iniziative richiedono solo qualche ora del mio tempo e mi divertono! Mi piace osservare il mondo da un banchetto, scambiare qualche parola con chi si ferma a lasciare la sua offerta o semplicemente a chiedere informazioni. Ad ogni appuntamento riesco a coinvolgere qualche amico in più e ne sono felice!
Vi lascio delle foto dello scorso finesettimana e di anni precedenti.







Le persone come Rita I. a mio avviso rendono il mondo migliore. A volte basta poco. Tutti con poco possiamo essere migliori.


giovedì 7 marzo 2013

Fiori che sbocciano

Quando scrivevo questo post era uno di quei momenti no, uno di quei momenti in cui la ruota della vita non gira proprio nel verso giusto, e vorresti in qualche modo cambiare il corso degli eventi ma sai che non si può. In quelle situazioni quindi probabilmente, l’unica cosa che si può fare è cercare di non abbattersi, e sperare che le cose riescano almeno in futuro a mettersi nel giusto ordine.

In quei giorni, anzi da diversi mesi prima, io e Fab cercavamo di completare la nostra famiglia con un figlio, ma i nostri desideri finivano ogni volta per infrangersi ad ogni arrivo puntuale del mio ciclo. Le nostre analisi, e i controlli fatti dicevano che era tutto a posto, ma la realtà dei fatti sembrava confutare ogni volta la cosa.

Allo stesso modo la situazione lavorativa di Fab andava peggiorando di giorno in giorno, da un lavoro comodo da lunedì al venerdì veniva spostato a lavorare su turni, comprese le notti, compresi i sabato e le domeniche. In quei giorni provava ad inviare cv in ogni dove per procacciarsi nuovi lavori, ma il mercato lavorativo era così piatto che le probabilità di esser contattato da una azienda erano le stesse di ritrovare un vecchio compagno di scuola in gita al deserto del Sahara.

Tra abbattimenti, sconforti e risalite, il giorno in cui scrissi quel post trovai un’ ancora di speranza nell’ammirare la mia pianta di Camelia piena di boccioli nonostante la pioggia. Pensai “la vita sopravvive sempre a qualsiasi intemperie”, e questo mi diede in quel momento la forza di non abbattermi e di continuare a credere che presto tutto si sarebbe risolto.

Ora la mia pianta di Camelia è così


E ogni suo fiore mi sembra un inno alla vita.

E lo è. Da Gennaio il mio cuore non batte più da solo, ma all’unisono con un cuoricino piccolo e splendido che non smetterei mai di ascoltarlo.

A Natale Babbo Natale ci ha lasciato quindi il più bel regalo della nostra vita. E’ difficile quindi spiegare a parole quanto siamo grati al nostro destino. Ogni volta che vedo un' immagine del bambino, il video dell’ecografia, il suono del suo battito registrato, io scoppio a piangere.

Saranno gli ormoni, sarà che i figli si dovrebbero fare a vent’anni quando si è più scanzonati e sprezzanti del pericolo, sarà qualsiasi cosa, ma io sono già perdutamente innamorata di quel corpicino che vorrei che Settembre arrivasse subito. Nel frattempo però noi cresciamo insieme, noi come genitori, lui come essere umano, pregando tutti perchè le cose vadano per il meglio.

Martedì scorso ho fatto la traslucenza. Va tutto bene, è sano, è in salute e per la gioia di papà è pure maschio (o almeno così sembra dall’ecografia, la conferma ad inizio del mese prossimo).

E’ cresciuto tantissimo dall’ultima eco, è già un ometto formato, con quelle sue braccine, le manine che apriva e chiudeva davanti al viso, quei piedini tutti da baciare con cui di tanto in tanto faceva le capovolte. La perfezione di quei piccoli particolari mi lasciano inebriata e infinitamente grata alla vita. Mi perdo dentro ogni piega del suo corpo e ringrazio Dio.

Lo so sono stata un po’ stucchevole in questo post, ma il sole è tornato a splendere sul nostro balcone e io sono felice.

PS: Nel frattempo anche la situazione di fab lavorativa sembra aver preso una piega migliore. Ha smesso di fare i turni di sabato notte, e la domenica non lavora più, inoltre ha fatto diversi colloqui per altre società arrivando agli ultimi step. Aspettiamo quindi buone nuove anche da quel fronte.

 

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